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Inutile, dannosa, dispendiosa: N O alla seconda diga sul Fortore !

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La seconda diga sul fiume Fortore (quello che ne resta) in loc. Piana dei Limiti sarà inutile, dannosa, dispendiosa.

Il giudizio delle Associazioni ambientaliste Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Università Verde, VAS e WWF della Capitanata, confortato e dimostrabile con argomentazioni oggettive, è senza appello ed è peraltro condiviso dalle Amministrazioni locali interessate che vi si oppongono.

Il Ministero Ambiente, che nel lontano 1993 aveva emesso la pronuncia di compatibilità ambientale positiva per la Valutazione di Impatto Ambientale, a seguito di una intensa corrispondenza con gli Ambientalisti ha evidenziato l’obbligo di una nuova V.I.A. comprensiva di Valutazione di Incidenza ai sensi delle direttive Habitat e Uccelli, aggiornata allo scenario ambientale, sociale, amministrativo e normativo.

Un passaggio doveroso al quale gli ambientalisti predisporranno le opportune osservazioni al progetto per dimostrare quanto siano insormontabili i fattori da superare e quindi l’inopportunità dell’opera.

Per chiare mire elettoralistiche una delibera del CIPE di oltre un anno fa prevede la disponibilità di somme ingenti per il progetto in questione o meglio per aprire i cantieri e cosi esporre ulteriormente i finanziamenti a un colossale spreco di denaro pubblico, visto che si tratta di somme pari a ¼  o 1/3 dell’ammontare complessivo finanziario per realizzare lo sbarramento !!

Appaiono quindi gravi le affermazioni del Presidente della Provincia Stallone che ha rassicurato pubblicamente su tempi e iter del progetto. Affermazioni inopportune che le Associazioni intendono verificare immediatamente con un incontro urgente con lo stesso Presidente e la commissione Ambiente della Provincia.

Questa vicenda denota, ancora una volta, un grave ritardo culturale di politici ed Enti pubblici nell’affrontare la pianificazione dell’utilizzo delle risorse, secondo logiche stantie e poco rispondenti alle reali emergenze ambientali.

Lo stesso progetto di Piana dei Limiti è nato su una istruttoria sviluppata negli anni ottanta e parte integrante del vetusto Piano Acque risalente al dopo guerra, a tutt’oggi promosso dal Consorzio di Bonifica.

Un Ente la cui classe dirigente si dimostra incapace di modernizzare gli interventi alla luce delle emergenze ambientali odierne e che rimane arroccato su programmi e atteggiamenti preistorici. Come conferma la risposta diramata al commento degli ambientalisti sul recente incontro presso la prefettura circa la prevenzione delle inondazioni sul bacino del Fortore: in sostanza il Consorzio risponde altro, facendo finta di non capire l’appunto sulle conseguenze gestionali del bacino (compreso la diga di Occhito) mosse da ambientalisti ma anche da esperti super partes!

Le argomentazioni a conforto del progetto, proprio per l’inconsistenza delle stesse, sono divenute via via aleatorie nel corso dell’ultimo decennio:

–          accumulerà risorse idriche eccedenti dalla diga di Occhito: Falso! La stessa diga di Occhito, pur gestita senza il rispetto di un piano preciso che preveda il deflusso minimo vitale, solo eccezionalmente ha potuto raggiungere la capienza massima evidenziando un cronico deficit di potenzialità di accumulo.

–          accumulerà risorse idriche del bacino intermedio tra Occhito e la stessa Piana dei Limiti: Falso! Se solo dovesse essere rispettato il deflusso minimo vitale previsto dalle vigenti normative, stenterebbe anch’essa ad accumulare acqua con i soli afflussi torrentizi sbarrati.

–          accumulerà risorse derivate da altri bacini del Molise: Falso! La stessa diga assorbirà per tempi biblici proprio fiumi di denaro che non potranno cosi essere invece investiti in condotte per derivare le acque da altre regioni nella deficitaria diga di Occhito. ….E anche inutile! La capacità di accumulo di Piana dei Limiti è trascurabile rispetto al deficit della diga di Occhito e rispetto ai volumi stoccabili negli invasi di oltre regione che potrebbero quindi essere ottimizzati allo scopo.

–          Accumulerà momentaneamente le acque per tenere vuota la diga di Occhito ed effettuare manutenzione e rimozione dell’interrimento in essa accumulato. Falso! Stigmatizzando la mancata promozione e attivazione di questo intervento quando la diga di Occhito era quasi vuota per effetto della siccità negli anni passati e si sarebbe prestata per tali interventi, gli ambientalisti evidenziano che si tratta di azioni programmabili anch’esse assicurando l’approvvigionamento idrico con le interconnessioni di cui prima, opportunamente realizzate per contemplare anche queste necessità.

Quanto accennato rappresenta solo una parte risibile dei danni che tale devastante progetto comporta.

Ma allora, si chiedono le Associazioni Ambientaliste di Capitanata, a cosa serve questa diga?

A sbarrare fiumi di acque che non esistono o a derivare fiumi di denaro per gli appalti dalle tasche dei contribuenti?

A risollevare le sorti dell’agricoltura o a prendere per i fondelli gli agricoltori che invocano interventi ben più seri e articolati?

Foggia, 13.12.2005

Italia Nostra – Legambiente – LIPU – Università Verde – VAS – WWF

fiume Fortore: la denuncia di LIPU e WWF sulle cause dell’inondazione

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PER UN FIUME GIÀ VIOLENTATO SI PROSPETTANO NUOVE CEMENTIFICAZIONI

Fra le cause dell’alluvione in Capitanata, evidenziano LIPU e WWF di Foggia, vi sono certamente i drastici interventi sul bacino idrografico del Fortore.

Ci  si è dimenticati, infatti, che si tratta di un fiume con un suo spazio vitale. Oggi il Fortore è stato ridotto, nel suo aspetto fisico, a poco più di un ruscello, tanto che qualche spericolato imprenditore ha pensato bene di installare un impianto di calcestruzzi proprio nel letto del fiume.

Imbrigliato da sponde di cemento, rettificato in molti tratti, assediato dalle attività umane, dopo l’ennesimo allerta maltempo il Fortore non ha retto più e si è ripreso lo spazio che per tanti anni gli uomini gli avevano tolto.

Un tempo, come ricordano ancora gli anziani dei paesi che si affacciano sul fiume, anche notevoli quantità d’acqua venivano agevolmente smaltite grazie alle numerose casse d’espansione (anse che lo stesso fiume creava per trovare un suo equilibrio) e agli amplissimi argini che in alcuni tratti raggiungevano anche le centinaia di metri di larghezza, senza che la folta vegetazione presente lungo le sponde costituisse un ostacolo al deflusso.

Non deve, evidenziano LIPU e WWF, quindi meravigliare quanto accaduto in questi giorni e sarebbe anche semplice individuare gli interventi riparatori: restituire al fiume il suo spazio naturale riappropriandosi prima di tutto dei terreni demaniali occupati abusivamente e imporre un piano di gestione per la diga di Occhito nel rispetto delle esigenze ambientali del territorio a valle.

Invece già c’è qualcuno che invoca per il fiume una punizione esemplare: radere al suolo tutta la vegetazione e, perché no, cogliere l’occasione per cementificare ulteriormente gli argini o, peggio, promuovere qualche altra diga sfruttando l’emotività del momento.

La disinvoltura con cui si prospettano simili rimedi ai mali ambientali provocati dall’uomo trova le associazioni LIPU e WWF drasticamente contrarie.

La disinformazione di chi fa simili affermazioni favorisce solo la logica degli appalti a breve termine con il ripetersi di simili eventi nel tempo: è l’ennesima, gravissima speculazione.

Le associazioni ambientaliste, con il conforto scientifico, hanno dimostrato a tutte le autorità interessate come una seconda diga sul Fortore, tra l’altro concepita ai tempi dell’ex-cassa Mezzogiorno, non sia altro che inutile, deleteria per tutte le componenti ambientali, costosa con uno spreco enorme di risorse pubbliche, socialmente penalizzante.

A questo proposito le Associazioni ambientaliste osservano che le uniche autorità che da mesi non hanno dato alcun riscontro ai propri esposti sono proprio gli uffici della Regione Puglia, integrando un’altra grave e illegittima caratteristica di questo progetto: la mancanza di trasparenza e di rispetto dei percorsi di accesso alle osservazioni sulle valutazioni di carattere ambientale.

Inoltre, l’alluvione è stata aggravata dall’esigenza di rilasciare con urgenza (malgrado ripetuti allarmi meteo) le acque dalla diga di Occhito da parte del Consorzio di Bonifica, Ente interessato alla costruzione del secondo invaso sul Fortore, facendo sorgere un altro interrogativo agli ambientalisti: esiste un piano di gestione della diga di Occhito?

Si propongono, inoltre,  interventi di “pulizia” e deforestazione del fiume che non farebbero altro che aggravare la situazione di vulnerabilità, con grave dispendio di risorse pubbliche.

LIPU e WWF ricordano anche che il Fortore è stato individuato come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), vale a dire un’area naturalistica di interesse a livello europeo, grazie alla presenza di habitat naturali di grande valenza come i boschi a galleria. Per questo motivo il fiume è tutelato da leggi comunitarie, nazionali e regionali che prescrivono un’attenta valutazione di incidenza prima di effettuare qualsiasi intervento, anche con carattere di urgenza, che possa minacciare l’esistenza di questi habitat.

La violazione di queste norme, come già accaduto nel recente passato per il torrente Cervaro, comporta l’avvio di una procedura di infrazione dell’Unione Europea nei confronti dello Stato italiano che potrebbe sfociare anche nel blocco dei finanziamenti comunitari usufruiti dal territorio dove è stato commesso l’abuso.

LIPU e WWF pertanto chiedono sin d’ora al Prefetto di Foggia e a tutte le istituzioni, già più volte interessate su simili problematiche, di vigilare affinché eventuali interventi che dovessero essere programmati a breve, siano condotti nel più rigoroso rispetto delle norme e della trasparenza nei confronti delle associazioni ambientaliste garanti di un interesse collettivo.

Altresì, LIPU e WWF rilanciano, ancora una volta, la necessità di creare un contorno di correttezza e trasparenza, quale atto legalmente dovuto, sul famigerato progetto della diga di Pian dei Limiti.

Foggia, 09.03.2005           LIPU prov.le Foggia      WWF Foggia                         

DISCARICA DI SAVIGNANO AI CONFINI CON LA PROVINCIA DI FOGGIA

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Italia Nostra, Legambiente, LIPU e WWF esprimono solidarietà alle popolazioni e ai sindaci 

Italia Nostra, Legambiente, LIPU e WWF di Foggia  esprimono solidarietà alle popolazioni dell’Irpinia e del Subappennino Dauno Meridionale e ai sindaci dei comuni di Panni, Greci, Montaguto e Savignano , aggrediti dalle forze dell’ordine in occasione del presidio alla discarica d’Ischia, in comune di Savignano Irpino, ai confini con i comuni della Provincia di Foggia.

La vicenda dimostra ancora una volta che gli impianti di smaltimento dei rifiuti non si possono fare senza il consenso delle popolazioni, che sempre più spesso scendono in campo per difendere la propria salute e il  territorio in cui vivono.

Come sempre, le istituzioni, quando devono individuare un impianto  pericoloso,  cercano territori già svantaggiati,  paesi che già devono subire lo spopolamento e l’abbandono. Comuni che  sono a rischio “estinzione”, come  i piccoli comuni dell’Irpinia e del Subappenino Dauno Meridionale, e che quindi possono opporre una   resistenza minima.

 Secondo questa logica, è sempre meglio situare  la discarica in aree in cui, troppo spesso, le popolazioni sono state bistrattate ed abbandonate e quindi sono “rassegnate” a subire di tutto, tanto, peraltro, si troverà sempre qualche grande proprietario terriero che non vive più in quel comune e che è disposto a fare “l’affare” con la vendita dei terreni

Italia Nostra, Legambiente, LIPU e WWF sono  convinti che gli impianti di smaltimento dei rifiuti bisogna farli, ma prima è necessario elaborare dei piani provinciali condivisi dalle popolazioni  e non agire in stato di necessità, con scelte imposte da un commissario per l’emergenza rifiuti.

Sono ormai dieci anni che le regioni meridionali, ed in particolare la Puglia, la Campania, la Calabria e la Sicilia, hanno un commissario per l’emergenza rifiuti e sarebbe ora che lo smaltimento degli stessi torni ad un regime normale  , anche perché questi dieci anni hanno dimostrato che l’emergenza non è stata risolta, anzi si è acuita .

Lo dimostrano le percentuali di raccolta differenziata ancora troppo lontani da quanto previsto dalla legge Ronchi e, a cicli alterni, i rifiuti che restano abbandonati nelle strade, con la popolazione costretta ad accettare soluzioni inique a causa dell’emergenza.

Con l’emergenza è facile far passare tutte le soluzioni e ,se poi sono imposte con la forza, può accadere, com’è accaduto, che le istituzioni siano aggredite da altre istituzioni.

Il coordinamento delle associazioni Italia Nostra, Legambiente, LIPU e WWF ribadisce la sua avversione alla creazione della discarica nel comune di Savignano, ai confini con il comune di Panni in località Ischia, perché il sito prescelto allo stato attuale non è in alcun modo classificabile come “ex-cava” poiché, da oltre 50 anni, l’intera area, di tipo collinare degradante, ha avuto un naturale risanamento con vegetazione e coltre erbosa da pascolo.

Si evidenzia anche che il torrente Cervaro rientra tra i Siti d’Importanza Comunitaria  ai sensi del DPR n 357 del 1997 e successive modificazioni, pertanto qualunque intervento che possa avere conseguenze sul sito, come nel caso della discarica di Savignano, deve essere sottoposto a valutazione d’incidenza.

Inoltre, l’area è sottoposta a vincolo idrogeologico e a vincolo da parte  della Sovrintendenza ai Beni Ambientali per essere attraversato dal torrente “Rifieto“, classificato fra le acque pubbliche con sfocio, a circa 100 metri, nel fiume Cervaro.

Foggia, 19.12.04

Italia Nostra      Legambiente      LIPU      WWF     –   Sezioni di Foggia