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Sviluppo rurale 2014-2020. Proposta pugliese inadeguata

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LIPU e WWF : “La proposta della Regione Puglia è inadeguata. Accogliere le nostre proposte per far fronte ai problemi ambientali 

LIPU e WWF, le principali organizzazioni italiane attive nella protezione della natura ed intensamente impegnate nelle politiche agricole e di sviluppo rurale sia a livello europeo che nazionale, esprimono massimo disappunto per la bozza di Programma di Sviluppo Rurale (PSR) Puglia 2014-2020 fatta circolare dagli uffici regionali.

La bozza del programma – afferma Enzo Cripezzi, delegato LIPU per la Puglia – è del tutto inadeguata, rispetto alla complessità delle problematiche inerenti la protezione di habitat naturali, flora e fauna. Rincresce constatare che gli uffici regionali abbiano completamente ignorato le dettagliate proposte già formulate dalla LIPU con una missiva del 4 giugno scorso”.

La scarsa attenzione alla tutela della natura da parte degli uffici regionali deputati al programma di sviluppo rurale si era già manifestata con il PSR 2007-2013. Ad esempio, nello scorso programma, scarnissimo di finanziamenti per la natura, il bando per la misura potenzialmente più efficace dal punto di vista ambientale, che finanziava la conversione di superfici arative in pascoli permanenti, è rimasto aperto per soli 19 giorni, con il risultato di non ricevere neanche una domanda.

Nella nuova missiva di 21 pagine indirizzata ieri al Direttore regionale dell’area politiche per lo sviluppo rurale, LIPU e WWF rilevano varie carenze nella bozza di PSR e formulano una serie di proposte migliorative per interventi quali, ad esempio, il restauro di habitat naturali, i rimboschimenti, la gestione delle colture con modalità compatibili con le esigenze ecologiche e della fauna selvatica.

Le proposte delle due associazioni, basate su dati scientifici e pubblicazioni ufficiali, partono dalla considerazione di alcuni aspetti quali la scarsa estensione degli habitat naturali in Puglia e l’elevato degrado degli stessi, così come la necessità di finanziare gli obiettivi di tutela ambientale definiti dalla rete ecologica europea Natura 2000 e dai parchi nazionali e regionali, finora rimasti solo sulla carta per carenza di fondi: vale a dire, trasformare i vincoli ambientali in opportunità economiche.

L’assortito insieme di misure da noi proposto ha l’obiettivo di remunerare i gestori di terreni nelle aree Natura 2000 e nei parchi per la produzione di servizi ecosistemici a vantaggio della collettività. Ma c’è bisogno di definire impegni concreti, verificabili e basati su dati scientifici – precisa Nicolò Carnimeo, Delegato WWF per la Puglia -. In quest’ottica, i soldi pubblici, quali quelli del PSR, devono essere spesi solo per la produzione di servizi pubblici, quali lo stoccaggio di carbonio nei suoli, la protezione contro il dissesto idrogeologico, la qualità delle acque e dell’aria, la salubrità ambientale; solo un paesaggio ricco di habitat naturali e di pratiche agricole massimamente rispettose dell’ambiente può assicurare tutto questo”.

Immaginabili le ricadute economiche positive dell’accoglimento delle proposte suddette: attrattività turistica per il territorio, opportunità di diversificazione economica delle imprese agricole attraverso agriturismo e masserie didattiche, vantaggi diretti per la stessa agricoltura, ad esempio come l’impollinazione delle colture e la fertilità dei suoli. In ultima analisi: una complessiva rivalorizzazione ambientale del capitale territoriale pugliese quale elemento di competitività per le produzioni agricole locali.

Siamo alla fine di agosto 2014, e la Regione Puglia non ha ancora trasmesso la propria proposta di PSR per il 2014-2020 alla Commissione Europea, a cui spetta la valutazione e l’eventuale approvazione del PSR.

Non avendoci fornito spiegazioni, non comprendiamo i motivi per cui la Regione Puglia continua ad ignorare le nostre proposte, motivate con concreti dati tecnici e pienamente coerenti con gli obiettivi della politica di sviluppo rurale definiti a livello europeo. – afferma Patrizia Rossi, responsabile LIPU per l’agricoltura – Speriamo quindi di essere ascoltati dai servizi competenti della Commissione Europea ai quali sono state inviate le nostre proposte”.

Come già nella scorsa programmazione, infatti, anche questo PSR rischia un avvio ritardato a causa di carenze nella predisposizione del testo, con effetti deleteri per l’intero settore.

LIPU Puglia – WWF Puglia  ,  27.8.2014

Eolico: arrivano sussidi per nuove speculazioni.

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 Non c’è più territorio (e soldi) da perdere ma la Capitanata sempre più allo sfascio!

Ineccepibile, seppur tardiva, la recente posizione della Giunta regionale.

 Un cartello di 114 associazioni e comitati di tutta Italia ci aveva provato: una richiesta al Governo (vedi) per sospendere le aste del GSE (Gestore Servizi Elettrici) e l’assegnazione di nuovi sussidi per i prossimi 20 anni (!!) a ulteriori centrali elettriche rinnovabili a elevato impatto ambientale e paesaggistico.

Era la più concreta possibilità per arginare l’aggressione dirottando le residue risorse verso altri comparti più performanti nella lotta ai gas serra e con ben più utili risvolti, economici e sociali (trasporti e mobilità sostenibili, rinnovabili termiche, innovazione, efficienza energetica, ricerca).

La LIPU aveva impegnato anche parlamentari e uomini di governo del collegio di Capitanata, l’area più martoriata. Ma questa politica, evidentemente complice, ha mantenuto solo una indifferenza che disonora il mandato fiduciario dei cittadini.

Dall’altra parte la reazione dell’Anev (associazione dei produttori eolici) con la consueta mistificazione della realtà, pur di difendere succulenti interessi malgrado migliaia e migliaia di ettari già confiscati da piantagioni di pale e un risibile 1,4% di apporto energetico sul fabbisogno totale.

La politica governativa e parlamentare ha dato ancora retta alle pretese della lobby.

E ora, con gli ultimi bandi GSE, sono in palio nuovi, lucrosi incentivi ventennali per ulteriori contingenti di potenza eolica installabile: oltre 400 MW (e 650 MW off-shore). E si buon ben immaginare dove si rovesceranno questi nuovi scempi: Capitanata e aree contermini pagheranno ancora!

E quindi – precisa Cripezzi, della LIPU pugliese – ancora uffici affogati da richieste, trasparenza mortificata, miriade di ricorsi ai TAR (tra le società o contro gli Enti pubblici), assenza di un’anagrafe degli impianti e…corruttele e infiltrazioni criminali, con il più grande sequestro mai effettuato in Italia, proprio sull’eolico.

Ma soprattutto un mare di autorizzazioni già concesse (con relativo mercato di titoli abilitativi) che costituisce una ipoteca gravissima prossima a materializzarsi in tutto il Sud a cominciare dal ventre molle della Capitanata!

Inoltre, nuovi e impattanti elettrodotti interregionali in arrivo e ettari su ettari di mega stazioni elettriche, conseguenza del caotico insediamento di queste centrali in aree una volta vergini.

Situazione largamente prevista, denunciata e contrastata dalla LIPU da oltre un decennio.

In tale contesto disastroso si aggiunge la recente, ineccepibile posizione assunta dalla Giunta regionale Pugliese contro l’aggressione eolica (e fotovoltaica) che ha compromesso enormi territori pugliesi.

Una politica nazionale irresponsabile ha determinato un quadro normativo nazionale schiacciante, certo, anche se non si possono dimenticare gli atteggiamenti della precedente Giunta pugliese (Frisullo e Losappio docet), e poi di politici di maggioranza nel Consiglio regionale (Epifani), con ulteriori provvedimenti di deregolamentazione.

Ora l’iniziativa della Giunta regionale (vedi) prevede una analisi di scenario per chiedere, al Governo, autodeterminazione sui limiti di potenza da rinnovabile in Puglia e, alle Province delegate in materia, una più seria valutazione sugli effetti cumulativi ! E soffermarsi sugli “effetti cumulativi” la dice lunga sul livello scabroso della situazione.

La LIPU pugliese – rimarca Cripezzi – chiede nuovamente che si salvi il salvabile in ossequio a un minimo di dignità dei territori residui: BASTA EOLICO nelle aree agropastorali del Mezzogiorno. Abbiamo assistito fin troppo al saccheggio di queste zone che, anzi, meriterebbero interventi di smantellamento e di bonifica per restituire decoro paesaggistico almeno ai luoghi più pregevoli.

E allora la Giunta Regionale :

–         spinga sull’accelleratore nell’approvazione del Piano Paesaggistico con relative norme di salvaguardia, accogliendo le istanze di miglioramento a tutela degli interessi collettivi e respingendo quelle a favore di interessi particolari.

–         Individui, con provvedimento urgente e motivato, un “Preliminare” di Piano Energetico Regionale, per impedire ogni ulteriore insediamento energetico sui terreni agricoli  estromettendo dalla concertazione chi ha le mani nella marmellata.

–         imponga una anagrafe pubblica degli impianti rinnovabili perché si abbia contezza del morbillo territoriale, e chieda altrettanto in sede governativa.

–         ritiri subito la delega sulle funzioni di V.I.A. alle province, almeno a quella di Foggia responsabile di una condotta inqualificabile, con innumerevoli pareri ammazza-territorio e trasparenza zero.

–         soprattutto, chieda al Governo, come da tempo hanno fatto le associazioni più sensibili, l’azzeramento immediato di ulteriori incentivi alle rinnovabili sui terreni agricoli.

–         e chieda, allo stesso Governo, un immediato intervento di giustizia finanziaria sui lucrosi extraprofitti capitalizzati con gli impianti speculativi. Se non un taglio retroattivo del fiume di sussidi (come non a caso già hanno fatto Spagna e Grecia!), almeno una tassazione delle mega rendite, ancor più inaccettabili rispetto alla situazione di difficoltà dell’economia vera.

Occorre valorizzare la green economy ma quella vera, invece di favorire i soliti mangia – paesaggio.

La LIPU ribadisce: Non c’è più territorio e denaro da perdere !

Lipu Puglia 12.5.2014

La LIPU contesta un brutto articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno.

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Altro che “No”, il problema è la sottocultura del “Si a tutto”, emblema della prostituzione territoriale del Mezzogiorno 

In questi giorni è apparso un articolo a firma di Benedetto Sorino sulla Gazzetta del Mezzogiorno (link all’articolo) il cui titolo “Puglia, la cultura del no nemica dello sviluppo” preannuncia il solito attacco a chi (secondo il giornalista) “dice sempre no” nei confronti di progetti e infrastrutture, con il presunto ricatto economico, finendo con l’attribuire la responsabilità di mancanza di investimenti dall’estero proprio a questo atteggiamento sociale.

Sorino evita di addentrarsi nelle analisi prodotte da coloro che, a suo dire, ergono barricate contro le opere e le infrastrutture ma si attiene a un comodo qualunquismo che non contribuisce a fare informazione e lede il prestigio di una storica testata giornalistica come quella della Gazzetta del Mezzogiorno.

La cartina al tornasole di un approccio cosi poco oggettivo – fanno notare alla LIPU – emerge chiaramente quando il giornalista tira in ballo l’esempio delle centrali eoliche, non a caso definite disneyanamente “parchi”.

Sorino non riesce a notare che, semmai, si sta dicendo BASTA, per salvare il salvabile, dopo migliaia di torri eoliche disseminate e totalizzanti su vasta scala, e che perfino aree apparentemente scampate all’aggressione sono IPOTECATE da innumerevoli procedimenti autorizzativi. Tutto a danno del più grande patrimonio che mai nessuno potrebbe replicare all’estero: il territorio.

Il NO è stato impedito perfino di pensarlo, grazie a un decennio di silenzio mediatico e disinformazione, all’insegna della sottocultura delle “rinnovabili senza se e senza ma”.

Altro che un progetto eolico (UNO !!!!) preso a riferimento da Sorino in quel del mare ravvennate. Non emerge alcuna considerazione oggettiva di quali siano i termini di paragone con il Sud martoriato, ne valutazioni sociologiche ma anche energetiche e di convenienza economica.

Nell’articolo si tira in ballo la Vestas di Taranto, attribuendone la crisi poco elegantemente ai cattivi del “No”.

Si fa finta di dimenticare che la Vestas di Taranto non può basare certo la sua ragione di esistere sul mercato italiano ed è in crisi per la concorrenza di altre società. Nel mondo ma anche in Puglia, Basilicata e tutto il povero Mezzogiorno trafitto da piantagioni eoliche: Enercon, Nordex, Repower, Gamesa, Sinovel….!  Cinese. Anche loro a fare shopping di territorio, e questo dovrebbe far molto riflettere.

Le società eoliche non possono costruire pale all’infinito e quelle che lo stanno facendo, stanno spostando le produzioni all’estero. Ne più ne meno come altre società. Ironia della sorte, anche per i costi più elevati dell’energia, determinati dai mega incentivi che hanno irrorato le rinnovabili.

Ma con la Vestas Sorino accendeva anche l’“interruttore”, comodo e immancabile, del ricatto occupazionale. “Allora ricordiamo – afferma Cripezzi della LIPU – la triste ed emblematica vertenza della Tozzi Sud a Foggia approdata ai licenziamenti”.

La Tozzi Sud si occupava di progettazione, realizzazione e manutenzione di impianti elettrici e strumentali presso importanti committenti industriali in tutto il mondo. Ma la stessa Tozzi Sud è parte del grande gruppo Tozzi Holding di Ravvenna che si è tuffato nell’affarismo delle rinnovabili, inventando branchie societarie come Daunia Wind, Tozzi Nord, Tozzi Renewable Energy, tra le più aggressive che hanno fatto man bassa di territorio grazie all’inconsistenza delle istituzioni a tutti i livelli senza lesinare puntuali ricorsi al TAR.

Ecco l’assurdità: con un vestito si può dichiarare la crisi, buttare a mare risorse umane e tessuto industriale – quindi economia primaria – perché tanto, indossando altri vestiti (e nello stesso territorio!!!), ci si è accaparrati milioni di euro annui per i prossimi 20 anni a scapito della collettività. Altro che Economia e Occupazione”.

E quindi, perfino l’ipotesi di uno spostamento dell’approdo del gasdotto TAP dal litorale S. Foca alla zona industriale di Brindisi, viene iscritta da Sorino tra quelle dei “nemici” allo sviluppo.

In realtà i “nemici”, conclude la LIPU, sono quella classe politica e amministrativa che per decenni ha permesso che si spolpasse il territorio e ancora oggi concepisce investimenti distorti, opere smisurate e leggi  permissive ma incoerenti e generatrici di contenziosi e vertenze. Il tutto in cambio di consenso artificiale, degrado e dispendi finanziari (e minor lotta ai gas serra, volendo rimanere in tema energetico).

“Non è un caso – ricorda Cripezzi – che proprio nell’ambito dell’energia “pulita”, l’eolico, si è determinata la più grande confisca penale di tutti i tempi. Ma di questo si fa finta di non cogliere il peccato originale: quelle maglie normative larghe e criminogene (come scientificamente dimostrato da studi internazionali) artatamente predisposte dalla politica”.

A intimorire le società straniere dall’investire in Italia non sono comitati e associazioni bensì la CORRUZIONE, come ci ricorda l’OCSE, e la mancanza di una giustizia affidabile che arranca, mettendo a repentaglio il valore stesso del Diritto, a maggior ragione in ambiti delicati come l’economia.

L’uso del territorio, e NON il suo sfruttamento, presuppone patti e condizioni oltre che i numeri concreti di analisi serie. Su tante opere, e su quelle energetiche in particolare, questi presupposti sono stati assenti.

LIPU  Puglia-Basilicata, 21.12.2013

Puglia: in arrivo Legge per la promozione del golf. Anzi, no, dei villaggi turistici

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 Riciclata da una norma nazionale decaduta, ecco l’approvazione in Commissione regionale di un autentico mostro giuridico.

La LIPU intercetta l’ennesimo esempio di “analfabetismo giuridico”: Consiglieri regionali approvano in IV Commissione una norma derivante da un disegno di legge statale già rigettato dalla Conferenza Stato Regioni !

Nel 2010 il Ministro del Turismo Brambilla propose il Disegno di Legge (A.S. n. 2367) “Legge Quadro per la promozione del turismo sportivo per la realizzazione di impianti da golf” approvata dal Consiglio dei Ministri del 17/09/2010 e sottoposta al parere della Conferenza Stato Regioni.

Obiettivo era promuovere il golf, ma non incentivandone l’attività da parte dei cittadini praticanti bensì consentendo la realizzazione di villaggi turistici, con procedure semplificate e in deroga ai vincoli, come premio a chi realizza i campi da golf. Come se a chi realizzasse un campo di calcio venisse concesso per premio di realizzare un villaggio turistico, a servizio dei calciatori !

Il disegno di legge passa dalla Conferenza Stato Regioni con un parere sfavorevole (11/94/CR6/C6 del 27.11.2011[1]) e la proposta di numerosi emendamenti.

Nel parere, molto articolato, sono riportate le seguenti considerazioni:

A questo proposito si deve tener presente, infatti, che il golf è una pratica sportiva che implica una forte influenza ambientale: interessa una varietà rilevante di ambienti geografici, climatici e paesaggistici, e le ampie aree destinate a prato comportano una radicale modificazione dei territori, con conseguente sfruttamento delle risorse idriche, uso di pesticidi e diserbanti e mutamento della biodiversità. Per tali ragioni è opportuno valutare con attenzione la scelta delle zone dove insediare i campi da golf, con esclusione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), in ossequio delle disposizioni della richiamata normativa.

Infine, a rendere illegittimo il provvedimento in esame è la previsione delle deroghe di cui all’art. 4, laddove si intendono introdurre eccezioni a vincoli ambientali e paesaggistici inderogabili. In primo luogo preme sottolineare il mancato rispetto della normativa afferente la Legge 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge Quadro sulle aree protette”.

Si rammenta che la citata Legge Quadro, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale italiano, detta i principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette.

Per quanto sopra, si ribadisce l’opportunità, ravvisata dalla Commissione Turismo anche con l’assenso del Coordinamento Sport, che non si dia seguito al ddl in esame per come attualmente formulato.”

Il richiamo ai SIC e ZPS, da parte delle Regioni non è casuale in quanto l’Italia è già stata condannata con sentenza della Corte di Giustizia Europea del 10 giugno 2010 (Causa C-491/08), per la realizzazione di un campo da golf in Sardegna contravvenendo alle norme della Direttiva Habitat (92/43/CEE). Lo stesso Ministero dell’Ambiente (Prot. DPN-2010-D012903 del 10/06/2010, allegato dalle Regioni), evidenzia i rischi del contrasto con la normativa Comunitaria, oltre che la necessità di rispettare i vincoli delle aree protette.

L’assurdità di quella norma era palese, il disegno di legge non fu convertito e decadde.

Ma il 5.12.2011 entrano in scena i nostri Consiglieri: Marmo, primo firmatario, insieme a  Schiavone, Palese, Negro, Friolo, Iurlaro, Caroppo, Pentassuglia, propongono una legge regionale dal titolo “Promozione del sistema golfistico regionale[2].

La legge riprende abbastanza pedissequamente proprio la vecchia proposta governativa e per certi versi la rende ancora più assurda in quanto, dal rango di norma sottoordinata, consente di derogare a vincoli dello Stato, come quelli di cui al D.Lgs. 42/04 sui beni paesaggistici.

E nella seduta del 4 Novembre scorso, la IV Commissione Consigliare Sviluppo Economico licenzia la proposta di legge con parere favorevole bipartisan: a favore PDL, UDC, parte del PD, oltre al Presidente Schiavone; contrari Epifani (PD) e SEL, astenuto il rappresentante de “la Puglia per Vendola”.

E’ assurdo – afferma Enzo Cripezzi, coordinatore della LIPU pugliese -, come può una Regione derogare a una norma statale, oltretutto su un bene Costituzionale come il paesaggio? E’ una previsione evidentemente incostituzionale !

Nessuno sembra essersi accorto dei plateali profili di incostituzionalità della norma, sebbene alcuni di questi consiglieri (es. Amati) siano perfino avvocati di professione !

Anzi, si assiste a valzer di pseudogiustificazioni dichiarate a conforto di tale approvazione.

Sembra incredibile ma questi politici, non si capisce con quali competenze e quale legittimità, autoassolvono per legge i campi da golf ritenendo a priori che La realizzazione dei nuovi campi da golf e l’ampliamento di quelli già esistenti è compatibile con la tutela e la salvaguardia dei valori paesaggistici e ambientali, e che automaticamente i progetti perseguono la …compatibilità con la tutela dei luoghi senza impatto negativo sui sistemi ambientali più delicati.

Nel loro mondo fiabesco, questi consiglieri dimenticano che esiste una specifica, obbligatoria normativa (regionale, nazionale e comunitaria), di Valutazione di Impatto Ambientale deputata a queste valutazioni e anche che l’Autorità Ambientale (che cura il settore VIA) della Regione ha approvato nel 2003 delle Linee Guida dal titolo “Golf e Ambiente. Impatti ambientali e indicazioni per la sostenibilità.”.

Inoltre, concedono (art.7, c.4) anche ai privati ….la realizzazione di strutture ricettive connesse e complementari agli impianti sportivi, con un indice di fabbricabilità fondiaria  complessiva pari a 0,06 mc/mq di cui minimo 0,02 mc/mq riservato d’obbligo per le strutture turistico ricettive, anche in deroga agli strumenti urbanistici vigenti ed in corso di approvazione e/o delle zone tutelate ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42 e successivo aggiornamento del d.l. n. 63 del 26 marzo 2008.

E complementari cosa significa? Secondo il dizionario Sabatini “Che si aggiunge a qualcosa completandolo, anche se non è necessario.

Da evidenziare che sui 0,06 mc/mq concessi solo 0,02 mc/mq sono riservati alle strutture ricettive e gli altri 0,04? villette da vendere? Di quali volumi parliamo? Se prendessimo come esempio la superficie del campo da golf di S. Domenico a Savelletri (Fasano) da 18 buche e una superficie di circa 80 ha, sarebbero circa 48.000 mc i volumi assentibili: colate di cemento!

Una carenza normativa carica di possibili interpretazioni o contenziosi, anche perché qualcuno potrebbe inventarsi un campo da golf su 200 di ettari ! E fatti due calcoli……. 

L’art. 8 Deroga alla normativa urbanistica è veramente imperscrutabile: deroga agli strumenti urbanistici e statuisce che i campi e gli annessi villaggi turistici possono essere realizzati, nelle aree paesaggistiche vincolate, nelle aree protette, nelle aree ricomprese nei Piani di Bacino (idrografico) previo nulla osta o parere dell’ente.

Grottesco – continua Cripezzi -,  prima si afferma la deroga e poi che, per realizzarla, ci vuole il parere dell’Ente competente!

Ancora, questo aborto normativo prevede procedure semplificate di cui all’art. 146 del D.Lgs. 42/04 (Codice dei BB.CC e PP) ma già ritenute non applicabili da ANCI e UPI “non potendosi annoverare gli impianti golfistici tra gli interventi di lieve entità….”, dimenticando, ancora, che tale competenza è statale.

In proposito la LIPU ha trasmesso immediatamente una nota all’Ufficio Legislativo del Consiglio Regionale in ordine alle sue competenze, specificatamente sui contenuti sconcertanti e chiaramente illegittimi del provvedimento.

Questa legge è una schifezza giuridica, in contrasto con le più elementari norme pianificatorie e di sostenibilità, insomma un enorme regalo alla speculazione edilizia spacciandola come sviluppo del turismo”.    “La LIPU si pone il problema della conservazione della Natura, ma anche del Paesaggio, delle risorse idriche, del suolo… tutti valori non riproducibili – conclude Cripezzi -. E’  triste osservare con quanta disinvoltura, rappresentanti della cosa pubblica giochino con la “giurisprudenza creativa” su materie cosi delicate, favorendo di fatto interessi particolari a scapito di quelli collettivi.”

Non si sa se questi consiglieri siano consapevoli di quanto emerse a carico del vecchio disegno di legge nazionale decaduto. Ora la LIPU ne denuncia le criticità insormontabili.

Quanto basta perché si usi il buon senso: i consiglieri della IV Commissione onorino il ruolo per cui sono retribuiti e ritirino la proposta o il Presidente Vendola e il Consiglio Regionale si adoperino per respingerla senza appello.

LIPU  Puglia – 15.11.201


L’eolico mortifica anche i capolavori del cinema italiano

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Piantagioni eoliche sopprimono l’identità della Nazione oltre a Natura e Paesaggio

All’indomani della 70a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, al Sud ricorrono 10 anni di un capolavoro cinematografico che, però, è scandalosamente omaggiato con la cancellazione dell’anima territoriale che ne fu ispirazione: alla devastazione di paesaggi, natura e storia perpetrati dell’eolico si aggiunge quella della cultura.

2003, nasce “Io non ho paura, tratto dall’omonimo romanzo di Ammaniti. Una storia ambientata nel 1978, in un immaginario, minuscolo borgo pugliese e tradotta con gli occhi di un bambino. Il piccolo Michele di 10 anni, tra sentimenti ed emozioni, è alle prese con le angosce di un segreto più grande di lui: il rapimento di un suo coetaneo. Sullo sfondo è miscelata la drammaticità e la crudeltà degli adulti.

Con l’abilità di un grande regista, Gabriele Salvatores, proprio il Paesaggio e la Natura dei luoghi diventano essi stessi personaggi di una narrazione coinvolgente, perché l’ambiente “racconta cose che i personaggi in carne e ossa non esprimono” come lo stesso regista ha affermato in proposito.

Le immagini di grandi spazi, dosate con musiche suggestive, parlano anch’esse – afferma Enzo Cripezzi della LIPU di Puglia e Basilicata – e raccontano di un sud assolato e luminoso, naturale, dominato dall’oro dei campi di grano estivi. Il contorno di Nibbi reali e altri animali selvatici contribuisce incantare lo spettatore”. (a questo link sul canale youtube della LIPU di Capitanata, un estratto del film insieme a un assaggio della colonizzazione eolica)

Per le riprese, Salvatores aveva scelto i mosaici paesaggistici che lo avevano catturato e ispirato ai piedi del Vulture melfese, tra Basilicata e Puglia.

Campagne dorate, panorami ben conservati, infiniti, il vulcano del Vulture sullo sfondo, masserie e testimonianze della civiltà rurale. Era il luogo ideale per la location di una grande pellicola, con riprese ad altezza del grano e degli occhi dei bambini.

Il film si affermava, anche all’estero, come una delle pellicole più belle del cinema italiano. “Io non ho paura” veniva premiato dalla critica ma anche con riconoscimenti e nomination per regia, fotografia, sceneggiatura. Fino ad essere riconosciuto “Opera di Interesse Nazionale” dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e poi essere candidato a rappresentare l’Italia agli Oscar.

Questi territori sono stati umiliati, subiscono un’aggressione sempre più estesa– continua Cripezzi – la valle dell’Ofanto con le campagne di Melfi e Candela dominate dal massiccio del Vulture, sono state vergognosamente amputate della loro bellezza grazie a una politica miserabile. Il versante pugliese incancrenito, quello lucano, in vista del Castello Federiciano che diede i natali alle costituzioni di Melfi, squallidamente condannato da altre decine e decine di megatorri in costruzione. E cosi non è risparmiata nemmeno la grandiosità del Vulture, assediata da cortine di pale enormi dopo migliaia di ettari già confiscati, assoggettati e degradati sul piano paesaggistico, naturale e storico nel Mezzogiorno”.

Quindi, territori sempre più ampi, a perdita d’occhio, sottratti anche alla memoria e alla identità di un Paese incapace di riconoscere le vere ricchezze, con istituzioni complici di una colossale speculazione territoriale.

Ironia della sorte, il confine appulo-lucano tra le pendici del Vulture Ofantino e la valle Bradanica viene proposto come meta rappresentativa di questa location cinematografica.

Schizofrenicamente, da una parte si promuovono “Apulia Film Commission” e “Lucana Film Commission” per favorire l’industria del cinema al Sud, dall’altra si distruggono i beni più preziosi, funzionali, tra l’altro, all’ispirazione di opere cinematografiche !

Ed è solo un esempio: gli scenari del Sud hanno conferito pregio a molte altre pellicole famose ma inesorabilmente l’eolico, con le sue dimensioni sproporzionate e invasive, con il suo carattere degradante, sta ingoiando i territori del Mezzogiorno nell’indifferenza più irresponsabile.

Ancora una volta, l’ennesima – conclude Cripezzi –, pretendiamo uno stop immediato all’inaccettabile foraggiamento finanziario dello Stato per queste ulteriori mattanze territoriali, inutili e perfino dannose anche per la stessa lotta ai gas serra, come dimostrato con alternative inoppugnabili. In un momento di crisi come questo è ancor più imperdonabile, qualunque decisore politico dotato di buon senso direbbe BASTA. L’eredità immorale lasciata da centinaia di pale già disseminate è più che sufficiente per riflettere sulle follie compiute”.

LIPU – Coordinamento per la Puglia e per la Basilicata – 23.9.2013