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Alluvioni ed esondazioni: i fiumi di Capitanata e le loro colpe presunte

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Nella “sitibunda Apulia” di storica memoria, sembra che, al giorno d’oggi, in occasione di ogni pioggia di una certa consistenza, il residuo di quei corsi idrici che scendono sinuosi verso l’Adriatico dai Monti Dauni, si scateni con infernale violenza a colpire territori, allagandoli e distruggendo raccolti e speranze.

La colpa viene immediatamente addebitata al Fortore, Cervaro, Candelaro, Celone, Carapelle, ovvero a quei corsi d’acqua che in altre stagioni dell’anno sono poco più che dei canali infossati, utili solo alla sistemazione di motopompe abusive che succhiano la loro vita, e con essa, anche quella di un intero sistema ecologico della pianura del Tavoliere, per la crescita di piante in campi che forniscono solo l’esempio di quanto miope sia lo sfruttamento delle risorse del territorio da parte dell’uomo.

Allora di chi è la colpa del dissesto, delle alluvioni, delle lamentele e della perdita della speranza? Dell’uomo o del fiume?

In questi giorni come in altre occasioni simili, riunioni e concertazione di azione sull’onda di quello che sembra un disastro della natura cattiva e matrigna, non tengono conto delle istanze delle Associazioni ambientaliste che da tempo sono impegnate non per andare contro le giuste lamentele di coloro che subiscono i danni, ma per programmare e definire nuovi piani in un’ottica diversa di sviluppo ecosostenibile in accordo con i programmi internazionali che vedono il nostro territorio e i suoi principali attori economici come dei dinosauri destinati ad estinguersi per il loro vetusto attaccamento a principi che non sono più quelli di oggi.

Allora sarebbe bene che il nuovo Prefetto e gli Amministratori accolgano l’istanza delle Associazioni Ambientaliste, per avere un tavolo multidisciplinare con un attore in più per le scelte che si vanno a fare nella pianificazione delle azioni che si intende condurre e che da diversi giorni si ascolta e si legge dai mezzi di comunicazione.

Dovrebbe, Sua Eccellenza, ascoltare cosa hanno da dire chi, senza interessi economici da difendere, guarda al futuro della nostra terra con occhi diversi senza tralasciare le esigenze economiche degli operatori agricoli.

Come ad esempio il Consorzio di Bonifica della Capitanata che per decenni ha sprecato risorse demolendo gli aspetti naturali dei nostri fiumi, in una direzione che poi si è rivelata puntualmente opposta alle esigenze della “sicurezza” del territorio o in favore di un’agricoltura troppo intensiva, che già dimostra i propri limiti come nelle recenti crisi del pomodoro, dell’uva, etc.

E non è da meno la Provincia di Foggia, il cui Presidente si lancia in politiche “battistrada” allo stesso Consorzio, caldeggiando, in sfregio a qualunque concertazione da lui stesso auspicata in altre comode occasioni, la seconda diga sul Fortore, tanto eccezionalmente costosa quanto inutile per la collettività e per gli stessi agricoltori.

Il momento per un cambiamento è improcrastinabile e la direzione da prendere affinché avvenimenti come quelli dei giorni scorsi non accadano è una sola: il ripristino ambientale, che potrà aiutare a vivere meglio in un territorio di nuove opportunità anche per coloro che oggi lamentano il mancato raccolto.

Un ripristino ambientale che non contrasta con le esigenze economiche, anzi le favorisce, e che se programmato a dovere, potrà far rinascere la speranza di una terra.

Un ripristino che parla di fasce di rispetto ma anche di ripristino della legalità (alvei e demani occupati illegalmente), di casse di espansione, di rinaturalizzazione di quegli alvei che, costretti pericolosamente dall’uomo in poco (troppo poco) spazio, non possono che esondare alla prima pioggia come una bomba programmata.

Un ripristino del minimo deflusso idrico vitale e di politiche tese ad evitare sprechi di risorse (naturali ed economiche) che sull’onda del momento agricoltori e consorzi propongono, di intelligenza nelle scelte verso l’utilizzo di sistemi finanziari comunitari europei voluti per fare ciò che noi speriamo.

Un ripristino della speranza che al prossimo tavolo di concertazione ci sia anche la voce di chi scrive per contrapporre dati SCIENTIFICI a supporto delle nostre idee e di politiche integrate per la rinascita della Capitanata.

Foggia, 09 marzo 2006

Legambiente                               LIPU                                           WWF

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