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Eolico. Da Consiglio dei Ministri decisione inqualificabile per favorire centrali in Puglia

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Decisivo evitare nuovi incentivi e tassare le mega rendite in atto.

 E‘ dalla Puglia e dalla Capitanata martoriata la reazione della LIPU alla decisione assunta nell’ultimo Consiglio dei Ministri, con cui è stato espresso parere favorevole per diversi progetti eolici (vedi link). Questi impianti si aggiungono al mare magnum di progetti eolici che, sebbene non ancora realizzati, hanno pericolosamente acquisito titoli autorizzativi e spingono sul ventre molle della eolico monti daunipolitica per aprire un nuovo fiume di sussidi.

La L.241/90 dispone che in caso di stallo della conferenza di servizi causato da un conflitto tra enti preposti ad esprimere pareri qualificati (ambiente, paesaggio, archeologia, salute pubblica…), l’Autorità deputata ad rilasciare l’autorizzazione finale, ovvero l’ufficio Energia della Regione, rimetta la decisione al Consiglio dei Ministri.

E’ quanto accaduto non per uno o due … bensì per numerosi di questi impianti eolici (non si comprende quanti) ricadenti in ben 6 comuni tutti nella Capitanata (Orsara, Foggia, S.Agata di Puglia, Rocchetta S. Antonio, Apricena, S. Severo) e uno a Palmariggi (Lecce).

I territori coinvolti sono già sintomatici di una situazione straordinaria dove la LIPU è impegnata da oltre un decennio contro l’aggressione eolica che ha spadroneggiato. Il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto adottare una valutazione all’insegna della cautela.

L’organo di Governo, attingendo a slogan e deduzioni prive di fondamento, non ha rispettato la dignità di territori già umiliati, né i pareri negativi espressi da alcuni Enti coinvolti, ribaltandoli senza il minimo equilibrio tra gli interessi in gioco.

Il riesame di tali procedimenti – afferma Enzo Cripezzi della LIPU pugliese – avrebbe dovuto tenere conto del carico sconcertante di piantagioni eoliche già rovesciato sul Mezzogiorno e nello specifico sulla Capitanata con tutte le inoppugnabili conseguenze: devastazioni senza precedenti, sperpero di risorse a vantaggio di pochi soggetti, risultati minimali nella lotta ai gas serra (e per l’economia del Paese) rispetto a quelli ottenibili con un diverso orientamento delle stesse risorse. Ciò che è stato salvato va difeso ad ogni costo.

Al momento tali impianti non saranno comunque realizzati. Dopo le sagre finanziarie di cui ha beneficiato la speculazione delle rinnovabili, non sono programmate ulteriori aste per attribuire nuovi lucrosi quanto immorali sussidi. E’ quindi plausibile che tali impianti andranno ad aggiungersi ad altri innumerevoli ancora non realizzati benché autorizzati, poiché privi di incentivi.

Tuttavia c’è un grave rischio – avverte Cripezzi –. Malgrado i precedenti penosi in termini di risultati e conseguenze, c’è ancora chi vorrebbe continuare ad insultare il Mezzogiorno dirottando nuove preziose risorse verso questa speculazione. E’ il caso del Presidente della Commissione Ambiente alla Camera, Realacci – tra i principali artefici del gigantesco degrado territoriale – che nei giorni scorsi ha artatamente promosso una pseudo “Indagine sulla Green Economy” per giustificare nuove prebende alla speculazione e osteggiata dalle associazioni più sensibili.

Nel Consiglio dei Ministri ha prevalso il disinteresse per i territori a vantaggio dei soliti noti. Lo stesso Realacci da tempo vede il Sud come mero ricettacolo per pale e pannelli, salvo prodigarsi in interrogazioni parlamentari (giuste ma strumentali) contro un impianto eolico (uno) in Umbria, bacino elettorale di suo interesse.

Ma irresponsabile è l’atteggiamento di parlamentari e uomini delle forze di Governo in Capitanata che vicini a tale, immane aggressione continuano a farsi girare i pollici.

Solo un paio di mesi fa, personaggi di spicco delle principali forze parlamentari e di governo (Emiliano e Fitto) gareggiavano a smarcarsi sulla questione eolica (vedi link) ma senza che arrivasse un impegno concreto per stoppare le ultime aste incentivanti di quest’anno e tassare le rendite immorali sui grandi impianti disseminati nelle campagne, come invocato dalle associazioni più sensibili al tema.

Dai politici pugliesi con responsabilità nazionali – concludono alla LIPU – aspettiamo ancora un segnale di civiltà.

Foggia, 23.9.2014                                            LIPU – Sezione prov.le Foggia