Puntuale! Puntualissimo! L’Ofanto ha rispettato l’appuntamento con il rischio idraulico programmato dall’uomo. E ancora una volta, l’ennesima, LIPU e WWF denunciano le cause che contribuiscono in maniera determinante a generare le esondazioni del fiume.
Le Associazioni si riferiscono, in particolare, alle cure a base di cemento e alle gabbionate a cui è stato sottoposto e che non fanno altro che aggravare in maniera esponenziale il rischio idraulico.
Lavori che sono costati somme ingenti di denaro pubblico ma realizzati secondo metodologie stigmatizzate da esperti del settore e che sono inutili, se non pericolosamente deleteri, perché, tra l’altro, costringono il fiume ad un alveo che non è il suo, esasperando la velocità della piena che non potrà che ripercuotersi pesantemente più a valle secondo un copione consolidato !!
Altro aspetto, evidenziano LIPU e WWF, è l’eccessiva vicinanza di strutture e fabbricati al corso d’acqua. A chi, infatti, ha osservato l’esondazione dell’Ofanto all’altezza della superstrada Foggia – Potenza non saranno sfuggite alcune chiare evidenze. E cioè che il parcheggio (come la stessa area di servizio) interessato dalla piena doveva essere realizzato non di certo ad una distanza così risibile dal fiume. Ancor più ci si deve meravigliare che faccia notizia l’allagamento delle infrastrutture al servizio della cava presenti praticamente a ridosso del corso d’acqua!
In occasione dei brutali lavori di sbancamento in alveo e di “risistemazione” idraulica realizzati appena a monte (circa 2 Km) dell’area interessata dalla piena di questi giorni, facendo tabula rasa di un tratto prezioso d’ecosistema, a danno di habitat cosiddetti “prioritari” per la Comunità europea (SIC – Sito d’Importanza Comunitaria), LIPU e WWF avevano inoltrato lo scorso anno vari esposti al Corpo Forestale dello Stato, ai Carabinieri del Comando Tutela Ambientale e al Ministero Ambiente. In una di queste si leggeva: “A complemento si vuole precisare come lavori di questo tipo sono universalmente riconosciuti come inutili dal mondo tecnico-scientifico mentre sarebbe invece opportuno agire sull’ampliamento esterno dell’alveo e delle aree di espansione secondo tecniche innovative e non invasive e distruttive sull’alveo, come quelle nel caso in esame, obsolete e attuate con drastica eliminazione della vegetazione, che non fanno altro che aggravare il rischio idraulico e le conseguenze determinate da un aumento delle capacità di erosione sulle sponde esposte all’erosione”.
E quegli sbancamenti si aggiungono ancora ad ulteriori, opinabili interventi a 6 km realizzati alcuni anni or sono a monte del punto di esondazione che oggi fa notizia.
La stessa traversa “S. Venere” devia le acque all’altezza dello scalo ferroviario di Rocchetta S. Antonio verso gli invasi di accumulo senza alcun piano di gestione del bacino dell’Ofanto. Risultato: a valle di tale opera da tempo manca un deflusso programmato che permetta il mantenimento del corso d’acqua in estate e la simulazione delle piene. Queste azioni avrebbero contribuito a mantenere un alveo più largo ed equilibrato rispetto alla vegetazione.
Non potrà, infatti, sfuggire al ricordo dei meno giovani le grandi anse ciottolose, vere e proprie spiagge, che caratterizzavano l’Ofanto quando questi era “autoregolato” dalle portate invernali, oggi scomparse per effetto della traversa menzionata e per lo strozzamento determinato da cause antropiche.
In definitiva, per LIPU e WWF, le pertinenze idrauliche di un fiume, la sua ecologia, la sua dinamica sono fattori lasciati troppo spesso all’improvvisazione se non proprio riferiti unicamente alle logiche economiche e degli appalti. Aspetti che, piuttosto, dovrebbero essere affrontati in chiave multidisciplinare e non di certo con cure a base di cemento e gabbionate.
Con rammarico le sezioni LIPU e WWF di Capitanata e del Potentino rimandano ad uno dei prossimi appuntamenti con la “notizia”. Quella della futura esondazione del torrente Cervaro all’altezza del ponte sulla SP 73 (Foggia – via del Mare), dove sarebbe importante programmare la realizzazione di un ponte a campata più ampia, per evitare che in caso di piena i piloni dell’attuale ponte accumulino detriti e facciano da diga. Benché questo si sia già verificato qualche anno fa, la soluzione “comoda” è stata invece quella di eliminare drasticamente la vegetazione ripariale.
Foggia, 27.03.06
L I P U – Sezioni di Capitanata e del Potentino
W W F – Sezioni di Capitanata e del Vulture