Piantagioni eoliche sopprimono l’identità della Nazione oltre a Natura e Paesaggio
All’indomani della 70a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, al Sud ricorrono 10 anni di un capolavoro cinematografico che, però, è scandalosamente omaggiato con la cancellazione dell’anima territoriale che ne fu ispirazione: alla devastazione di paesaggi, natura e storia
![iononhopaura](https://www.lipucapitanata.it/wp-content/uploads/2013/09/iononhopaura-300x231.jpg)
perpetrati dell’eolico si aggiunge quella della cultura.
2003, nasce “Io non ho paura”, tratto dall’omonimo romanzo di Ammaniti. Una storia ambientata nel 1978, in un immaginario, minuscolo borgo pugliese e tradotta con gli occhi di un bambino. Il piccolo Michele di 10 anni, tra sentimenti ed emozioni, è alle prese con le angosce di un segreto più grande di lui: il rapimento di un suo coetaneo. Sullo sfondo è miscelata la drammaticità e la crudeltà degli adulti.
Con l’abilità di un grande regista, Gabriele Salvatores, proprio
il Paesaggio e la Natura dei luoghi diventano essi stessi personaggi di una narrazione coinvolgente, perché l’ambiente “
racconta cose che i personaggi in carne e ossa non esprimono” come lo stesso regista ha affermato in proposito.
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Le immagini di grandi spazi, dosate con musiche suggestive, parlano anch’esse – afferma Enzo Cripezzi della LIPU di Puglia e Basilicata -
e raccontano di un sud assolato e luminoso, naturale, dominato dall’oro dei campi di grano estivi. Il contorno di Nibbi reali e altri animali selvatici contribuisce incantare lo spettatore”. (
a questo link sul canale youtube della LIPU di Capitanata, un estratto del film insieme a un assaggio della colonizzazione eolica)
Per le riprese, Salvatores aveva scelto i mosaici paesaggistici che lo avevano catturato e ispirato ai piedi del Vulture melfese, tra Basilicata e Puglia.
Campagne dorate, panorami ben conservati, infiniti, il vulcano del Vulture sullo sfondo, masserie e testimonianze della civiltà rurale. Era il luogo ideale per la location di una grande pellicola, con riprese ad altezza del grano e degli occhi dei bambini.
Il film si affermava, anche all’estero, come una delle pellicole più belle del cinema italiano. “
Io non ho paura” veniva premiato dalla critica ma anche con riconoscimenti e nomination per regia, fotografia, sceneggiatura.
Fino ad essere riconosciuto “Opera di Interesse Nazionale” dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e poi essere candidato a rappresentare l’Italia agli Oscar.
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Questi territori sono stati umiliati, subiscono un'aggressione sempre più estesa- continua Cripezzi -
la valle dell’Ofanto con le campagne di Melfi e Candela dominate dal massiccio del Vulture, sono state vergognosamente amputate della loro bellezza grazie a una politica miserabile. Il versante pugliese incancrenito, quello lucano, in vista del Castello Federiciano che diede i natali alle costituzioni di Melfi, squallidamente condannato da altre decine e decine di megatorri in costruzione. E cosi non è risparmiata nemmeno la grandiosità del Vulture, assediata da cortine di pale enormi dopo migliaia di ettari già confiscati, assoggettati e degradati sul piano paesaggistico, naturale e storico nel Mezzogiorno”.
Quindi,
territori sempre più ampi, a perdita d’occhio, sottratti anche alla memoria e alla identità di un Paese incapace di riconoscere le vere ricchezze, con istituzioni complici di una colossale speculazione territoriale.
Ironia della sorte, il confine appulo-lucano tra le pendici del Vulture Ofantino e la valle Bradanica viene proposto come meta rappresentativa di questa location cinematografica.
Schizofrenicamente, da una parte si promuovono “Apulia Film Commission” e “Lucana Film Commission” per favorire l’industria del cinema al Sud, dall’altra si distruggono i beni più preziosi, funzionali, tra l’altro, all’ispirazione di opere cinematografiche !
Ed è solo un esempio:
gli scenari del Sud hanno conferito pregio a molte altre pellicole famose ma inesorabilmente l’eolico, con le sue dimensioni sproporzionate e invasive, con il suo carattere degradante, sta ingoiando i territori del Mezzogiorno nell’indifferenza più irresponsabile.
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Ancora una volta, l’ennesima – conclude Cripezzi -
, pretendiamo uno stop immediato all’inaccettabile foraggiamento finanziario dello Stato per queste ulteriori mattanze territoriali, inutili e perfino dannose anche per la stessa lotta ai gas serra, come dimostrato con alternative inoppugnabili. In un momento di crisi come questo è ancor più imperdonabile, qualunque decisore politico dotato di buon senso direbbe BASTA. L’eredità immorale lasciata da centinaia di pale già disseminate è più che sufficiente per riflettere sulle follie compiute”.
LIPU - Coordinamento per la Puglia e per la Basilicata - 23.9.2013