STEPPE PEDEGARGANICHE, VERSO LA CONDANNA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA.

LIPU:  “C’E’ ANCORA TEMPO PER INTERVENIRE. SI FERMI LA DISTRUZIONE E SI ADOTTINO SERIE MISURE DI MITIGAZIONE PER EVITARE PESANTI MULTE” Le sanzioni, in caso di condanna potrebbero arrivare a un importo forfetario pari a 10 milioni di euro più una penalità giornaliera fino a 700mila euro. <<Si faccia il possibile in extremis per salvare le steppe del Gargano dalla distruzione ed evitare di far pagare ai contribuenti pugliesi una pesante multa>> E’ il commento della LIPU-BirdLife Italia dopo la richiesta avanzata nei giorni scorsi dall’avvocatura generale della Corte di Giustizia europea che chiede la condanna dell’Italia per violazione della Zona di Protezione Speciale “Steppe pedegarganiche” in Puglia, un’area di 30mila ettari di cui 7mila occupati da attività produttive. L’area, compresa tra Foggia e Manfredonia, ha visto la realizzazione di insediamenti che hanno distrutto il 90% delle steppe pedegarganiche, un’area pregiatissima dal punto di vista naturalistico dove vivono specie di uccelli rare quali la Gallina prataiola, l’Occhione, la Calandra, il Capovaccaio e il Lanario. <<La richiesta di condanna dell’Italia  – dichiara Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU-BirdLife Italia – induca la Regione Puglia a fermare, finalmente, la distruzione delle steppe pedegarganiche e adottare con urgenza le misure di mitigazione per ovviare ai danni procurati alla natura. Altrimenti – conclude – la condanna della Corte di Giustizia sarà inevitabile e le multe ricadranno sui contribuenti pugliesi>>. Le sanzioni, in caso di condanna – sottolinea la LIPU - potrebbero arrivare a un importo forfetario pari a 10 milioni di euro più una penalità giornaliera fino a 700mila euro. La Commissione europea aprì la procedura d’infrazione all’inizio del 2004 dopo il ricorso presentato nel gennaio 2001 dalla LIPU per le gravi e ripetute violazioni delle direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli”. Violazioni causate dagli insediamenti industriali previsti dal Contratto d’Area di Manfredonia all’interno di un’area ad altissima biodiversità e tutelata dalla UE come ZPS e pSIC (Sito d’importanza comunitaria) e facente parte di Rete Natura 2000, la rete di protezione della biodiversità dell’Unione Europea.   Quanto al protocollo d’intesa firmato nel 2006 dalla Regione Puglia e dal Comune di Manfredonia - che prevedeva la compensazione tra i 400 ettari di Zona di Protezione Speciale (ZPS) trasformata dalle attività produttive (e che vantavano specie vegetali importanti oggi scomparse e sostituite dal cemento) e un’area di 500 ettari a Sud del Lago Salso – la LIPU espresse molte critiche  affermando che comunque non sarebbe servito a evitare la condanna. 8 maggio 2007           ufficio stampa  LIPU-BIRDLIFE ITALIA