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Lago salso: l’altra verità !

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Sta diventando stucchevole il tam tam lanciato in questi giorni per evitare la liquidazione della “SpA lago Salso”, con l’obiettivo di cedere l’intero pacchetto azionario della società in quota all’Ente Parco del Gargano a vantaggio del socio privato di minoranza, Centro Studi Naturalistici. Si può comprendere l’enfasi di quest’ultimo, più che “interessato” alla vicenda, ma non è etica la mistificazione oltre ogni limite ergendosi quasi a padreterni dell’ambientalismo, nei confronti di una opinione pubblica non strutturata sia culturalmente che sul piano della conoscenza. “E’ bene riportare almeno qualche informazione più aderente alla serietà – evidenzia Enzo Cripezzi della LIPU pugliese -“.

cicogne sequestrate lago Salso

I falchi Grillai al lago Salso ci sono arrivati grazie a una dinamica di espansione spontanea della popolazione che ha interessato questa come altre zone daune, cosi come dimostrano indagini sulla specie. Semmai il Centro Studi con uno dei suoi Life avrebbe dovuto insediare due colonie di questa specie a Monte S. Angelo e S. Giovanni… Ma quando il fallimento di tali obiettivi era evidente si liberarono individui presso il lago Salso per vantare impropriamente qualche merito confidando in realtà nell’espansione spontanea della specie sul Tavoliere.

La Cicogna iniziò anch’essa a nidificare spontaneamente in zona e decine di individui ormai estivavano sulla pedegarganica lasciando presagire nuove nidificazioni cosi come stava avvenendo in altre zone d’Italia. L’oneroso programma di insediamento della specie nell’oasi lago Salso ha avuto solo il merito di accellerare questa dinamica, per altro con tecniche di detenzione di animali vivi mentre altrove si ottenevano gli stessi risultati con sagome per simulare gli animali. Animali vivi che rimasero in una detenzione penosa, anche a fine progetto: con la pretesa che potessero rimanere in cattività (con relativi costi di gestione) senza alcuna finalità conservazionistica oggettiva, furono spostati a zimbello delle scolaresche nelle voliere (anch’esse nell’Oasi) del centro recupero della Provincia che cosi rimase con il “cerino” in mano, fino alla morte di qualche esemplare, il subentro della Magistratura e l’affidamento di 11 esemplari alla LIPU con relativa riabilitazione e liberazione.

Le roboanti 1500 Gru che “svernano a lago Salso” vanno anch’esse raccontate: lo svernamento di migliaia di esemplari in Italia è un recente fenomeno che localmente non è affatto circoscritto al lago Salso ma, anzi, ha epicentro (dormitori) in un ben più vasto comprensorio che comprende tutte le zone umide costiere del Golfo e aree interne, come ben sanno esperti e appassionati. Cosi come la Lontra non è giunta a lago Salso con la bacchetta magica di qualcuno bensì grazie alla dinamica espansiva della specie che, dopo i degradi ambientali anni 60, sta lentamente ripopolando areali storici tramite, ma non solo, il reticolo idrografico, come dimostrano anche i 5 esemplari deceduti (di cui 4 rinvenuti e recuperati dalla LIPU) sulla litoranea tra lago Salso e torrente Cervaro.

I prati allagati realizzati nella superficie aziendale del lago Salso con il Life “lago Salso rappresentano una azione di rispristino ambientale di indubbio interesse rispetto ai seminativi preesistenti. Tuttavia non si può sottacere che la vocazione all’impaludamento di quei terreni avrebbe favorito un analogo progetto condotto da qualsivoglia altro soggetto radicato nella gestione dell’area. Per contro con quel progetto furono realizzate anche opere di regolazione idraulica che paradossalmente hanno determinato la sofferenza e il prosciugamento nella “valle di mezzo” con gravi conseguenze.

Ancora con il vantato Life “zone umide sipontine sarebbe stato più coerente se nella zona Riservetta non si fossero cancellati quasi 10 Ha di prezioso habitat prioritario a salicornieti per realizzarci un altro habitat prioritario poi da celebrare. Lo stesso Life si prefiggeva di recuperare 110 Ha dell’originario habitat alofilo (steppe salate mediterranee) nella Riserva Frattarolo. Al contrario oggi si può prendere atto perfino di un peggioramento del trend di riduzione di quell’habitat e l’area continua a evolvere in un immenso canneto.

Tra i meriti vantati vi è poi la conversione in pascolo di 280 ettari agricoli aziendali del lago Salso. Questa fu una delle misure concordate anni fa da Comune e Regione (con ½ Mln di euro) per ottemperare alla condanna comunitaria e compensare il danno perpetrato nella ZPS pedegarganica dall’industrializzazione del contratto d’area. Alla LIPU fu proposto di collaborare per definire azioni per chiudere l’infrazione comunitaria. “Declinammo l’invito – ricorda Cripezzi – consapevoli che quella che doveva essere una azione esemplare sia per coerenza scientifica che deterrente per evitare futuri degradi, era invece una operazione finalizzata a chiudere la partita con la medaglietta della legittimazione”. Realizzare pascoli aridi in una zona soggetta a naturale impaludamento era come pretendere di compensare un campo di patate con una risaia! Ci pensò il Centro Studi a fare da salvagente e a prestarsi anche per quella misura (consolidandosi nella SpA). E come temuto dalla LIPU, la goffa chiusura della vertenza comunitaria richiamò in carreggiata Energas con la pretesa di poter industrializzare l’area a sud di quella già compromessa.

Ennesimo vanto fuori luogo al lago Salso, il Life “Tetrax” per la reintroduzione delle Galline prataiole, che la Commissione Europea ha troncato, respingendo anche le controdeduzioni,  con la chiusura anticipata (!) e taglio dei finanziamenti per incapacità gestionali, non senza richiamare mancanze e responsabilità riconducibili al beneficiario Centro Studi, con affermazioni eloquenti: … Dopo più di 4 anni dall’inizio del progetto non è disponibile nemmeno una gallina prataiola allevata nella nursery, in quanto i tentativi di riproduzione sono falliti…. Appare inverosimile che 12 delle 14 uova non fossero fertili… I rapporti di monitoraggio sono insufficienti in quanto la descrizione contenuta al loro interno è povera e generica E quindi il Centro Studi non solo, grazie all’affair “compensazione” da condanna comunitaria, aveva già “ripristinato” (!?) un presunto habitat prioritario di pascolo steppico (habitat 6220*) nell’area lago Salso, dove non potrebbe mai essere realizzato, ma…. prevedeva nella stessa area (!!!!) il ripristino di 280 Ha del medesimo habitat (di nuovo !) tra gli obiettivi ufficiali del Life “Tetrax”. E oggi si ha la pretesa di chiedere il sostegno a titolo di “post-Life” anche se il Life è stato chiuso anticipatamente dalla CE senza il raggiungimento di uno solo degli obiettivi dichiarati nel progetto!

Infine, la minacciosa previsione: senza la SpA 100% al Centro Studi, il lago Salso sarebbe preda di speculazioni con svendita della proprietà comunale a privati. Grottesco quanto comico se si pensa che l’area è plurivincolata, gravata perfino da usi civici e non ha più grandi superfici agricole “produttive”.

La politica ambientale è una cosa seria! – conclude Cripezzi – Ancor più seria dovrebbe essere quella ambientalista di una “associazione”.  Definizione opinabile se come nel caso del Centro Studi Naturalistici si  fa dell’ambiente un prioritario settore di guadagno, forse legittimo ma non senza conflitti di interesse, con operazioni disinvolte, perfino con studi ambientali al servizio di numerosi piazzisti di pale e pannelli. Che sarebbe già discutibile per un professionista, se tali studi si prestassero indebitamente a legittimare impianti in territori delicati o oltre misura. E’ deprecabile se fatto come “associazione” di tutela ambientale.

E’ quindi stonato e fuorviante il tam tam per “salvare” NON il lago salso ma la sua SpA (!!), strumento spiccatamente privatistico (non soggetto alla trasparenza di un Ente pubblico) e quindi discutibile per gestire un’area pubblica, che inizialmente fu creato non per quali lungimiranti obiettivi gestionali del compianto Fusilli (chiamato strumentalmente in ballo), bensì per dare impulso al coinvolgimento di una coop di 40 LSU di Manfredonia a cui poi subentrò il Centro Studi nel 2009. E’ legittimo parteggiare per qualunque posizione ma non è tollerabile che si predichino narrazioni romanzate (spesso prive di fondamento) come realtà assolute dietro le quali ci sono altre verità.

Foggia, 18.12.2019                                       LIPU onlus – coord della Puglia

CASO STEPPE PEDEGARGANICHE:

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 LA COMMISSIONE EUROPEA CHIUDE LA PROCEDURA D’INFRAZIONE.

LIPU INDIGNATA: “DECISIONE GRAVE, LE COMPENSAZIONI ADOTTATE SONO INADEGUATE”

“Una decisione grave, considerata l’inadeguatezza delle misure di compensazione adottate”. E’ quanto dichiara la LIPU-BirdLife Italia a proposito della chiusura, decisa dalla Commissione europea, della procedura di infrazione comunitaria 2001/4156 che aveva portato alla condanna dell’Italia per la violazione delle direttive in materia di tutela e corretta gestione della Zona di Protezione Speciale (Zps) “Valloni e steppe pedegarganiche”. Origine della procedura è stata la cementificazione dell’area, edificata con il cosiddetto Patto d’Area di Manfredonia

Dopo la condanna, l’Italia e, di conseguenza, la Regione Puglia e il Comune di Manfredonia,  avrebbero dovuto sanare la situazione attraverso azioni di riqualificazione e di ripristino ambientale. Invece furono intraprese iniziative aleatorie e misure poco credibili. Questo aveva indotto la Commissione a riaprire la procedura di infrazione con il rischio di una nuova, definitiva condanna e conseguente addebito di pesanti sanzioni finanziarie.

Alla luce di tale rischio, furono avviati interventi rivelatisi come pessime “compensazioni”, prive di coerenza sul piano scientifico, amministrativo e tanto meno pianificatorio, e non realizzati in misura commisurata al tipo e all’importanza degli ambienti distrutti oltre che alle specie faunistiche danneggiate.

Perciò la LIPU aveva presentato nuove e circostanziate denunce sulle inadempienze del caso e, di recente, il parlamentare europeo Onorevole Andrea Zanoni ha presentato un’interrogazione, cui la Commissione europea ha risposto dichiarando l’intenzione di voler valutare la questione. La stessa Commissione però – ed è notizia dei giorni scorsi – comunicava la chiusura del caso, senza fornire elementi a supporto di tale decisione.

“Le dichiarazioni di soddisfazione espresse dal Sindaco di Manfredonia Riccardi, che ha parlato di ‘grosso impegno del Comune di Manfredonia, unitamente alla Regione …’, ci appaiono davvero fuori luogo – dichiara Giorgia Gaibani, responsabile Iba e rete Natura 2000 – Si è trattato di provvedimenti che non sono in alcun modo improntati a seri metodi scientifici di definizione delle misure di compensazione, ma piuttosto ispirati da un atteggiamento sommario e superficiale, per di più giocando con risorse finanziarie altrui, vale a dire dei contribuenti regionali”.

Sono infatti 500mila gli euro erogati dalla Regione Puglia al Comune di Manfredonia per la realizzazione delle misure di compensazione: da una parte una cifra insufficiente per affrontare seriamente la questione, dall’altro un dispendio di denaro pubblico, considerato che tale cifra è stata impiegata per misure inadeguate e in parte per azioni marginali.

Una situazione insomma – aggiunge la LIPU – che rischia di creare un pericoloso precedente, diffondendo una sensazione diffusa di impunità per chi distrugge il territorio e viola le norme comunitarie.

25 luglio 2012

UFFICIO STAMPA LIPU-BIRDLIFE ITALIA

AL VIA LA NUOVA CAMPAGNA LIPU “SALVIAMOGLI LE PENNE, SALVIAMOCI LE PENNE”

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PER LA TUTELA DELLE SPECIE DI UCCELLI A RISCHIO DI ESTINZIONE
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Dal 30 novembre al 6 dicembre si può donare un euro con un SMS al numero 48.588
(due euro da rete fissa Telecom Italia)

Prende il via la nuova campagna della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) “Salviamogli le penne, salviamoci le penne” per salvare le specie di uccelli a rischio di estinzione, indicatori di un ambiente malato che minaccia anche la nostra salute.campagnalipu
Sono 44 le specie che secondo un recente studio della LIPU hanno urgente necessità di una tutela, pena il rischio di un grave declino o addirittura dell’estinzione, a causa dei cambiamenti climatici, della distruzione dell’habitat, dalla pesca industriale e dall’uso di prodotti chimici in agricoltura. In pratica, delle 88 specie che nidificano in Italia, e che sono particolarmente protette dalle direttive comunitarie, una su due soffre di un cattivo stato di conservazione.
La nuova campagna della LIPU, nell’immediato futuro, si concentrerà su cinque specie (Capovaccaio, Tarabuso, Pernice bianca, Berta maggiore, Gallina prataiola), alcune delle quali si trovano in pericolo di estinzione, mentre per altre il cattivo stato di salute dell’ambiente le minaccia da vicino.

L’SMS DAL 30 NOVEMBRE AL 6 DICEMBRE – Per sostenere la campagna “Salviamogli le penne, salviamoci le penne”, dal 30 novembre al 6 dicembre 2009 si potrà donare un euro con l’invio di un sms al numero 48588 da telefonino personale TIM, Vodafone, Wind e 3 oppure donare 2 euro con una chiamata allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia.

LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA – La nota agenzia di Pubblicità Ogilvy and Mather di Milano ha realizzato, a titolo completamente gratuito, la nuova Campagna Pubblicitaria “Salviamogli le penne, salviamoci le penne” per salvare l’ambiente e noi stessi, che è stata declinata in: spot televisivo, radiofonico, campagna stampa e web che verrà promossa sui media nelle prossime settimane, e in particolare in quella in cui sarà attivo il numero solidale.

STEPPE PEDEGARGANICHE, VERSO LA CONDANNA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA.

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LIPU:  “C’E’ ANCORA TEMPO PER INTERVENIRE. SI FERMI LA DISTRUZIONE E SI ADOTTINO SERIE MISURE DI MITIGAZIONE PER EVITARE PESANTI MULTE”

Le sanzioni, in caso di condanna potrebbero arrivare a un importo forfetario pari a 10 milioni di euro più una penalità giornaliera fino a 700mila euro.

<<Si faccia il possibile in extremis per salvare le steppe del Gargano dalla distruzione ed evitare di far pagare ai contribuenti pugliesi una pesante multa>> E’ il commento della LIPU-BirdLife Italia dopo la richiesta avanzata nei giorni scorsi dall’avvocatura generale della Corte di Giustizia europea che chiede la condanna dell’Italia per violazione della Zona di Protezione Speciale “Steppe pedegarganiche” in Puglia, un’area di 30mila ettari di cui 7mila occupati da attività produttive. L’area, compresa tra Foggia e Manfredonia, ha visto la realizzazione di insediamenti che hanno distrutto il 90% delle steppe pedegarganiche, un’area pregiatissima dal punto di vista naturalistico dove vivono specie di uccelli rare quali la Gallina prataiola, l’Occhione, la Calandra, il Capovaccaio e il Lanario.

<<La richiesta di condanna dell’Italia  – dichiara Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU-BirdLife Italia – induca la Regione Puglia a fermare, finalmente, la distruzione delle steppe pedegarganiche e adottare con urgenza le misure di mitigazione per ovviare ai danni procurati alla natura. Altrimenti – conclude – la condanna della Corte di Giustizia sarà inevitabile e le multe ricadranno sui contribuenti pugliesi>>. Le sanzioni, in caso di condanna – sottolinea la LIPU – potrebbero arrivare a un importo forfetario pari a 10 milioni di euro più una penalità giornaliera fino a 700mila euro.

La Commissione europea aprì la procedura d’infrazione all’inizio del 2004 dopo il ricorso presentato nel gennaio 2001 dalla LIPU per le gravi e ripetute violazioni delle direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli”. Violazioni causate dagli insediamenti industriali previsti dal Contratto d’Area di Manfredonia all’interno di un’area ad altissima biodiversità e tutelata dalla UE come ZPS e pSIC (Sito d’importanza comunitaria) e facente parte di Rete Natura 2000, la rete di protezione della biodiversità dell’Unione Europea.  

Quanto al protocollo d’intesa firmato nel 2006 dalla Regione Puglia e dal Comune di Manfredonia – che prevedeva la compensazione tra i 400 ettari di Zona di Protezione Speciale (ZPS) trasformata dalle attività produttive (e che vantavano specie vegetali importanti oggi scomparse e sostituite dal cemento) e un’area di 500 ettari a Sud del Lago Salso – la LIPU espresse molte critiche  affermando che comunque non sarebbe servito a evitare la condanna.

8 maggio 2007           ufficio stampa  LIPU-BIRDLIFE ITALIA

STEPPE PEDEGARGANICHE: LIPU CRITICA L’ACCORDO TRA COMUNE DI MANFREDONIA E REGIONE PUGLIA PER RISOLVERE LA PROCEDURA D’INFRAZIONE APERTA NEL 2004 DALL’UE

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“LE MISURE DI COMPENSAZIONE NON BASTERANNO A RISOLVERE LA PROCEDURA D’INFRAZIONE SE NON VERRA’ FERMATA LA DISTRUZIONE DELL’HABITAT” 

“Le misure di compensazione non basteranno a risolvere la procedura d’infrazione se le istituzioni non fermeranno la distruzione dell’habitat tutelato dall’Unione Europea”. La LIPU-BirdLife Italia critica il protocollo d’intesa firmato oggi dalla Regione Puglia e dal Comune di Manfredonia che prevede la compensazione tra i 400 ettari di Zona di Protezione Speciale (ZPS) trasformata dalle attività produttive del Patto d’area di Manfredonia e un’area di 500 ettari a Sud del Lago Salso, con l’intento di risolvere la procedura d’infrazione aperta dalla Commissione Europea nel 2004 in seguito al ricorso LIPU del 2001 per la distruzione delle steppe pugliesi tra Foggia e Manfredonia.

La procedura d’infrazione, l’anno scorso, ha visto la condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia a causa delle continue violazioni alla Zona di protezione Speciale costituita dalle aree substeppiche più vaste della Puglia e dove vivono specie di uccelli rare quali la Gallina prataiola, l’Occhione, la Calandra, il Capovaccaio, l’Averla capirossa, la Monachella, il Calandro e la Calandrella. L’industrializzazione dell’area ha inoltre causato la distruzione di 400 ettari di specie vegetali importanti e imposto imponenti “spietramenti”, causa, appunto, della distruzione irreversibile dell’habitat steppico. Quasi un terzo dell’area infine, ossia 7mila su 30mila ettari di ZPS, è stato occupato da attività produttive, che hanno determinato la distruzione del 90% delle aree più pregiate dal punto di vista naturalistico.

<<Nel metodo, questo protocollo d’intesa – dichiara Claudio Celada, Direttore Area Conservazione LIPU – difetta della mancanza di dialogo tra società civile e istituzioni. Nei contenuti, ci auguriamo che venga seguito un metodo scientifico per la definizione delle misure di compensazione che, secondo noi, deve prevedere un monitoraggio delle specie di uccelli presenti ad oggi nell’area e la comprensione in profondità dei processi ecologici chiave che hanno effetti diretti su queste specie e sull’habitat. Ma non solo: si deve adottare, con tempi e modi ben definiti, dei provvedimenti in grado di riportare le popolazioni di queste specie nelle stesse condizioni che precedevano l’insediamento industriale>>.<<Inoltre – prosegue Celada – è necessario mettere a punto un sistema di valutazione per misurare il successo, ed eventualmente i potenziali effetti negativi, delle misure proposte, attraverso monitoraggi continui e seri>>.

Sul ruolo del Ministero dell’Ambiente, la LIPU auspica che venga giocato <<un ruolo di primo piano nella valutazione a monte del progetto, in modo da evitare che la Commissione europea arrivi a bocciare le misure adottate>>. <<Vigileremo affinché le misure proposte – conclude Celada – siano effettivamente quelle corrette dal punto di vista scientifico e rilevanti per le specie danneggiate, soprattutto considerato l’enorme rilevanza del sito in questione>>.

5 luglio 2006                                    Ufficio stampa     LIPU-BirdLife Italia