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TERRITORIO DI PESCHICI: DOPO L’INCENDIO SI ABBATTONO ALBERI ANCORA VIVI

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Continuano le segnalazioni dei cittadini mobilitati a fianco delle sezioni di Foggia di LIPU e WWF in difesa del Gargano.

Nel territorio di Peschici è il caso di dire: “Brucia sul bruciato”! Non bastano migliaia di pini arsi dal terrificante incendio della scorsa estate: ora ci si mettono anche i boscaioli improvvisati ed alcuni privati con il taglio di pini arrossati ma dalla chioma ancora verde. Quegli alberi hanno buone possibilità di sopravvivenza, ma non pochi vengono abbattuti!

pineta incendiata Peschici

Invece di salvare innanzi tutto il salvabile, viene così completata, evidenziano LIPU e WWF, l’esecuzione dei pini, utilizzando, al posto del colpo di pistola, l’accetta per troncare ogni possibilità di sopravvivenza della pianta.

In un paese civile, si chiedono gli indignati cittadini, i pini da tagliare non dovrebbero essere individuati da persone preposte e competenti?

Si tratta, si chiedono inoltre LIPU e WWF, solo d’ignoranza da parte d’improvvisati boscaioli oppure lo zelo che li spinge a fare piazza pulita dei pini ha le stesse motivazioni degli incendiari della scorsa estate come, ad esempio, quella delle mire edilizie?

Nel frattempo le due Associazioni hanno subito trasmesso una segnalazione ai Comandi stazione territorialmente competenti del Corpo Forestale dello Stato per investigare e stroncare il fenomeno.

La resilienza della vegetazione, che definisce la capacità di ritornare alle condizioni iniziali a seguito degli incendi, varia in funzione delle piante presenti. Gli interventi di recupero e di ricostituzione della copertura vegetale costituiscono un’operazione difficile e delicata da affidare, pertanto, a personale particolarmente competente, in grado di attuare alcune precise indicazioni tecniche e di effettuare le scelte operative più consone al sito d’intervento. Il taglio indiscriminato realizzato da persone qualsiasi si configura, evidenziano LIPU e WWF, per questi motivi come un’ulteriore grave aggressione ambientale.

LIPU e WWF, nell’esprimere gratitudine ai cittadini che continuano ad essere vigili in difesa del Promontorio in sintonia con gli obiettivi della mobilitazione “Parco: ti voglio ricordare che c’è il Gargano da salvare”, riguardo al dramma degli incendi ricordano la circolare inviata nel luglio scorso dal Ministero dell’Ambiente ai Presidenti dei Parchi Nazionali per invitarli a richiedere ai Comuni, ricadenti nei loro territori, il puntuale adempimento dell’obbligo di istituire e aggiornare annualmente il catasto delle aree percorse dal fuoco, previsto da specifico obbligo di legge e indispensabile per esercitare l’essenziale funzione preventiva e deterrente contro gli incendi boschivi. È stato fatto? E quanti comuni si sono mossi per rispettare tali obblighi?

La stessa Circolare Ministeriale, evidenziano LIPU e WWF, sottolinea che l’attribuzione di risorse finanziarie da parte dell’Ente Parco destinati ad interventi a favore di tali Comuni potrà essere subordinata all’ottemperanza da parte dei singoli Comuni del menzionato obbligo di istituire e aggiornare il catasto.

Il Gargano anche negli anni precedenti è stato devastato da incendi, ma la maggior parte dei Comuni non ha provveduto al catasto delle aree colpite.

Circa l’individuazione e la punizione dei responsabili, il Ministero invita i Parchi a promuovere ogni idonea azione per garantire l’attivazione da parte degli Enti o la loro partecipazione in ogni azione per danno ambientale promossa contro i soggetti ritenuti responsabili di tali eventi, anche mediante la costituzione di parte civile da parte degli stessi Enti Parco.

Nel frattempo, a Peschici, solo alcuni cittadini si accorgono che nell’agro comunale, dopo l’incendio della scorsa estate, si abbattono impunemente alberi ancora vivi.

Foggia,  02.10.07        LIPU – Sez. di Foggia                WWF – Sez. di Foggia

EOLICO: dalla Moratoria alla Sanatoria.

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 Ovvero: V.I.A. , da Valutazione di Impatto Ambientale…. a “VIA libera” a tutti i progetti !

Prosegue l’analisi della LIPU sulla speculazione che ha trasformato l’energia eolica in una grande vergogna per molte aree territoriali. E i risultati sono impietosi !

Passati al setaccio i gravi pareri ambientali rilasciati negli anni dagli uffici dell’Assessorato Ambiente regionale, emerge un quadro sconcertante: affermazioni autoreferenziali e prive di conforto scientifico, istruttorie carenti, procedimenti irrispettosi delle norme di riferimento…

Un consuntivo impressionante, che offende e svilisce lo spirito della legge sulla V.I.A..

I dati VERI parlano chiaro a dispetto della disinformazione emersa dalla campagna “Vai col Vento”, presieduta e sponsorizzata dalle società eoliche, quindi in palese conflitto di  interessi.

Senza pianificazione territoriale o energetica, in Puglia sono ormai 1366 torri eoliche per quasi 1900 MW di targa tra impianti realizzati o con parere positivo, in attesa di realizzazione.

Incredibile a dirsi ma, di questi, ben 1268 torri eoliche per 1700 MW non sono stati assoggettati a V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) godendo dell’esclusione da tale procedura grazie alla disinvolta “valutazione” operata dai dirigenti dell’ufficio regionale. Sebbene, precisa la LIPU, il Comitato VIA, quanto coinvolto, era ed è scientemente privo di esperti in fauna selvatica e avifauna, la componente più critica da valutare in questo genere di impatti.

E’ come se su molti comprensori ci fosse un unico progetto di intere “piantagioni” eoliche vergognosamente insediato senza V.I.A., ancora peggio per alcune aree di confine regionale, complice un analogo, irresponsabile atteggiamento della regione Campania.

Inoltre, questo iter semplificato di valutazione ambientale (cosiddetto screening) favorisce anche “l’oscurità” del progetto, in quanto comporta il deposito del progetto con una evidenza pubblica limitata al solo l’albo pretorio comunale, quindi del tutto insufficiente a garantire un coinvolgimento e una consapevolezza dell’opinione pubblica su una scala degna delle dimensioni di tali progetti, che invece si avrebbe con la pubblicazione sul Bollettino Uff. Regionale e su un quotidiano nel caso della vera e propria procedura di VIA.

E’ cosi che la società civile viene tenuta all’oscuro di tutto fino al compimento dei giochi, con la complicità di enti locali che ben si sono guardati dal concertare, di fronte alle offerte delle società.

La LIPU rileva come, secondo un consolidato copione nell’iter valutativo, gli uffici regionali dell’Ass. Ambiente, nel peggiore dei casi, concludono solo con il taglio di qualche torre sul progetto complessivo esprimendosi con il “consueto” parere positivo.

Non meraviglia quindi la cifra sconcertante di impianti che ad oggi hanno concluso l’iter con parere ambientale negativo : Z E R O ! Una cifra emblematica delle responsabilità espresse negli anni da tali uffici su un totale complessivo di 84 centrali eoliche industriali.

Un risultato tutt’altro che limpido, se si pensa che in realtà c’era stato un impianto (uno solo !) sottoposto a VIA, conclusasi con parere negativo. Ma tale parere veniva revisionato ed emesso positivo su istanza della società, con procedure del tutto irregolari !

La moratoria di giugno 2005 – maggio 2006 sui procedimenti, quindi, si è trasformata in una sostanziale sanatoria.

Risultato: impianti allocati in aree sensibili, impatti cumulativi, pesante degrado dei valori del territorio, trasformato in un vuoto a perdere, con l’aborto dei Parchi reg.li, l’irruzione e l’assedio di SIC, ZPS e IBA, le aree strategiche per la biodiversità. E’ la dimostrazione di come, prima ancora che il protocollo di kyoto, abbia nettamente prevalso un becero interesse economico quantificabile in un fatturato di oltre 700 milioni di euro all’anno con questi “primi” 1900 MW.

Uno scenario, evidenzia la LIPU, che riflette una dinamica ormai degradata oltre misura.

Paradossalmente, però, si assiste a visite di cortesia dell’Assessore Losappio presso impianti eolici gravemente realizzati all’interno o a ridosso dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) o al pericolosissimo decentramento delle funzioni di valutazione ambientale alle province, con quello che ne consegue rispetto alle centinaia di progetti ancora in ballo e ai limiti di questi Enti.

    Foggia – 01.10.07                                            LIPU  coord. regionale Puglia

Eolico: convegni ad uso e consumo della speculazione eolica

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La LIPU contesta le posizioni di Losappio

Quello eolico è sempre più uno scenario degradato oltre ogni limite, con una speculazione imperversante e il mancato rispetto delle più elementari regole di pianificazione e gestione. Per di più agevolate da un Regolamento Regionale che, fatte salve le aree protette, consente di fare man bassa del bene irriproducibile per eccellenza: il territorio.

Al danno si aggiunge la beffa: convegni in cui vengono propinati esempi di pianificazione eccellente ma che invece rappresentano un miserevole assoggettamento del territorio ai desiderata della lobby eolica. Il prossimo quello previsto a breve in Foggia nell’ambito della campagna “Vai col vento”.

Convegni a cui la LIPU a declinato l’invito a relazionare con il preciso scopo di non conferire alcuna fuorviante patente di legittimità a eventi dalla chiara matrice speculativa e dai risvolti profondamente disinformativi.

La LIPU contesta con determinazione questo tipo di comunicazione in cui si promuovono esempi tutt’altro che virtuosi di redazione di PRIE, come quello di Gravina – Poggiorsini (Ba).

Su questo PRIE, come su altri, tra gli innumerevoli in corso di redazione “occulta”, la LIPU ha proposto e controdedotto, pur nella consapevolezza che il Regolamento regionale in materia rappresenta un provvedimento più scenografico che non realmente utile allo scopo.

Ebbene, le deduzioni al PRIE in parola proposte dalla LIPU come da altre figure associative locali, malgrado la fondatezza scientifica, sono state in massima parte ignorate. Non solo ma è stata sufficiente la richiesta del committente (Comune di Gravina) nei confronti dei redattori del PRIE (Aforis) per revisionare al ribasso anche alcuni elementi di valore presenti nel PRIE, cosi da gratificare le pressioni delle società eoliche con i progetti da tempo pronti alle porte dell’Amministrazione comunale.

Che razza di pianificazione è questa? Come può un Assessore all’Ambiente promuovere un PRIE approvato da una amministrazione….. prima ancora che esso sia sottoposto al vaglio tecnico e politico degli organi regionali ?  Allora i giochi sono già fatti ???!!!

Un esempio triste, quello citato, ma che bene rappresenta la dinamica dei PRIE: strumenti “lasciapassare” per alterare tutto il territorio possibile piuttosto che strumenti urbanistici.

Eppure basta un elementare dato agghiacciante per esemplificare il ritardo sconcertante su cui la Regione ancora non ha agito, preoccupandosi paradossalmente di camuffare una ulteriore quanto indiscriminata e disinvolta espansione di piantagioni di manufatti industriali, i più grandi mai realizzati dall’uomo, con una convegnistica estremamente opinabile.

Dopo ANNI di pareri ambientali positivi l’incapacità della Regione è ancora tale da impedire di adottare il PRIMO (!!!) parere ambientale negativo, riproponendo un copione puntuale e vergognoso in cui si taglia solo qualche torre eolica approvando però l’intero progetto.

Un ulteriore elemento di preoccupazione è la presenza dell’Ass. al Territorio A. Barbanente: anche in tal caso la LIPU si chiede come sia possibile, di fronte all’evidente disastro su un territorio ipotecato e che sta per essere sempre più fagocitato dalla virulenza incontrastata del fenomeno eolico, non preoccuparsi di promuovere misure di tutela degne di questo nome, piuttosto che relazionare su un corretto inserimento di tali impianti già compromesso in partenza da norme inadeguate ?

Fallita ogni istanza di revisione di tale indirizzo insostenibile adottato dagli organi regionali, la LIPU evidenziarà pubblicamente, con il supporto dei media che vorranno fare VERA informazione, tutti gli scandali che la questione eolica continua ad accumulare, trasformando un’energia pulita nella più grande speculazione territoriale e finanziaria che la Puglia e il Mezzogiorno d’Italia abbiano mai conosciuto dopo quella edilizia dei primi anni 60-70.

Foggia, 10.09.07                                                          LIPU Sezione prov.le Foggia

STEPPE PEDEGARGANICHE, VERSO LA CONDANNA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA.

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LIPU:  “C’E’ ANCORA TEMPO PER INTERVENIRE. SI FERMI LA DISTRUZIONE E SI ADOTTINO SERIE MISURE DI MITIGAZIONE PER EVITARE PESANTI MULTE”

Le sanzioni, in caso di condanna potrebbero arrivare a un importo forfetario pari a 10 milioni di euro più una penalità giornaliera fino a 700mila euro.

<<Si faccia il possibile in extremis per salvare le steppe del Gargano dalla distruzione ed evitare di far pagare ai contribuenti pugliesi una pesante multa>> E’ il commento della LIPU-BirdLife Italia dopo la richiesta avanzata nei giorni scorsi dall’avvocatura generale della Corte di Giustizia europea che chiede la condanna dell’Italia per violazione della Zona di Protezione Speciale “Steppe pedegarganiche” in Puglia, un’area di 30mila ettari di cui 7mila occupati da attività produttive. L’area, compresa tra Foggia e Manfredonia, ha visto la realizzazione di insediamenti che hanno distrutto il 90% delle steppe pedegarganiche, un’area pregiatissima dal punto di vista naturalistico dove vivono specie di uccelli rare quali la Gallina prataiola, l’Occhione, la Calandra, il Capovaccaio e il Lanario.

<<La richiesta di condanna dell’Italia  – dichiara Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU-BirdLife Italia – induca la Regione Puglia a fermare, finalmente, la distruzione delle steppe pedegarganiche e adottare con urgenza le misure di mitigazione per ovviare ai danni procurati alla natura. Altrimenti – conclude – la condanna della Corte di Giustizia sarà inevitabile e le multe ricadranno sui contribuenti pugliesi>>. Le sanzioni, in caso di condanna – sottolinea la LIPU – potrebbero arrivare a un importo forfetario pari a 10 milioni di euro più una penalità giornaliera fino a 700mila euro.

La Commissione europea aprì la procedura d’infrazione all’inizio del 2004 dopo il ricorso presentato nel gennaio 2001 dalla LIPU per le gravi e ripetute violazioni delle direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli”. Violazioni causate dagli insediamenti industriali previsti dal Contratto d’Area di Manfredonia all’interno di un’area ad altissima biodiversità e tutelata dalla UE come ZPS e pSIC (Sito d’importanza comunitaria) e facente parte di Rete Natura 2000, la rete di protezione della biodiversità dell’Unione Europea.  

Quanto al protocollo d’intesa firmato nel 2006 dalla Regione Puglia e dal Comune di Manfredonia – che prevedeva la compensazione tra i 400 ettari di Zona di Protezione Speciale (ZPS) trasformata dalle attività produttive (e che vantavano specie vegetali importanti oggi scomparse e sostituite dal cemento) e un’area di 500 ettari a Sud del Lago Salso – la LIPU espresse molte critiche  affermando che comunque non sarebbe servito a evitare la condanna.

8 maggio 2007           ufficio stampa  LIPU-BIRDLIFE ITALIA

Ascoli Satriano decide sull’Eolico

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 Via libera a convenzioni discutibili e all’assalto indiscriminato ?

O pianificazione per conciliare le installazioni con i valori del territorio ? 

Il 2 marzo al Consiglio Comunale di Ascoli Satriano è prevista la discussione ed eventuale approvazione di 2 convenzioni con altrettante società eoliche, IVPC (31 torri da 2 MW) e Daunia Wind (73 torri da 2 MW), per disciplinare l’accordo, soprattutto in relazione al corrispettivo economico da conferire all’amministrazione comunale.

L’iniziativa, però, necessita contestualmente di annullare una precedente delibera contrastante, con cui il Comune, anche sulla scia di una sentenza del TAR, giustamente rivendica, nell’ambito dei percorsi autorizzativi regionali in essere, la volontà di subordinare la collocazione di centrali eoliche industriali ad una armonica pianificazione del territorio e dei siti di interessati.

Tale cambio di politica verrebbe giustificato a fronte della rinnovata normativa in materia.

A margine delle progettualità anzidette si sono aggiunte ulteriori proposte sullo stesso territorio comunale: ancora ben 8 progetti.

Per la LIPU una situazione decisamente preoccupante ma che in realtà è emblematica di tutto il territorio pugliese, dove l’imperativo indiscutibile è quello di promuovere progetti a tutto spiano in un’ottica di saturazione territoriale, con conseguenze che andrebbero a replicare veri e propri collassi in ordine alla pianificazione e alla tutela dei valori dei comprensori rurali, come già gravemente accaduto in vaste aree dei Monti Dauni.

Analogamente ad altre realtà, anche su Ascoli Satriano si profila il rischio di assoggettare indiscriminatamente i 33.000 Ha dell’agro comunale, un territorio vasto e ambito dalle società eoliche.

La LIPU ritiene che non vi siano gli estremi per discutere sommariamente ed approvare convenzioni con un regime di urgenza, tanto da trascurare una analisi più garantista che tuteli non solo le istanze delle società eoliche e dei loro iter procedurali nell’approvazione dei progetti, ma anche e soprattutto gli interessi della collettività.

Appare pertanto doveroso che l’Amministrazione Comunale di Ascoli Satriano mantenga quei principi, apprezzabili, stabiliti con la posizione espressa nella delibera di oltre un anno fa, e con cui si possa ottimizzare la allocazione delle torri eoliche, ancorché in avanzata fase di iter autorizzativo regionale, con una imprescindibile pianificazione urbanistica dei siti interessati.

L’alternativa, come ampiamente previsto dalla LIPU in altri contesti, sarebbe l’ennesimo, incontenibile assalto al territorio e il suo stravolgimento urbanistico e paesaggistico.

Ma anche sul piano economico, convenzioni approvate sommariamente rischiano di deludere le aspettative in capo alle stesse Amministrazioni Comunali, come analizzato dalla LIPU.

E’ sconcertante, infatti, come in molte convenzioni, ed è il caso di quelle in discussione ad Ascoli Satriano, il corrispettivo in percentuale riconosciuto dalle Società ai Comuni sulla produttività economica degli impianti viene calcolato sulla nuda vendita dell’energia al gestore della rete e non sull’intero fatturato !

Infatti il fatturato è composto non solo dal prezzo di vendita dell’energia ma anche dagli incentivi alla produzione, i famosi Certificati Verdi :  il produttore riceve per ogni MWh prodotto in un anno circa 180-190 euro, di cui poco meno di 109 euro derivanti dai Certificati Verdi e circa 70-80 euro per la vendita dell’energia prodotta.

Questo al 2005. E la quotazione sul mercato di questi incentivi è stata ovviamente sempre in ascesa.

La quota economica considerata in tali convenzioni, pertanto, è pari a meno della metà di quella effettivamente in gioco. E su impianti in grado di fruttare a regime milioni e milioni di euro all’anno la questione non è di poco conto. Le “sole” 31 torri eoliche della prima convenzione  fatturerebbero a regime oltre 20 milioni di euro all’anno.

Allora, si chiede la LIPU, è coerente approvare “al volo” siffatte convenzioni ? Cui prodest ?

Un motivo in più per subordinare tali impianti ad una più ampia concertazione, ad una analisi multidisciplinare e alla pianificazione territoriale.

Foggia, 01.03.2007                                  LIPU Sezione prov.le FOGGIA